Gli sportivi locali dimostrano un forte senso civico
EMERGENZA COVID-19 Fermi da due settimane, gli atleti civitavecchiesi si allenano solo tra le mura di casa
MATTEO CECCACCI
Il popolo degli atleti civitavecchiesi, ligio al dovere, sempre presente agli allenamenti per portare avanti una passione indescrivibile e per cercare di tenere alto il nome della città – perché la Civitavecchia sportiva merita piazzamenti importanti nelle classifiche delle numerose discipline sportive – come si sa sta in quarantena. Il popolo sportivo di Civitavecchia apre le valvole del rispetto e, seguendo ogni indicazione del governo, segue tutti i punti di un decreto non proprio chiarissimo.
La Civitavecchia sportiva delle paranoie, dei campionati sospesi, delle classifiche ferme e delle partite da recuperare, nel weekend scorso si è improvvisamente dimostrata capace di avere paura. Con un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’intera cittadina tirrenica è stata blindata: gli spostamenti sono di fatto vietati o limitati, i bar e i ristoranti d’ora in poi chiuderanno alle 18, il lavoro dovrà essere sempre più smart, i centri commerciali abbassano le saracinesche nel weekend e di conseguenza tutti, ma proprio tutti i cancelli degli impianti sportivi cittadini, che siano all’aperto o al chiuso, sono lucchettati o chiusi a chiave con le mandate al massimo.
La situazione Covid-19 è critica, il numero dei contagi va impennandosi giorno dopo giorno, così come quello dei decessi.
Ma il vero problema, quello che ha portato al decreto, è che il sistema sanitario non riesce più a stare dietro all’epidemia. I posti in terapia intensiva vanno esaurendosi, i medici si ritrovano a dover fare delle scelte su chi assistere prima e chi dopo e da più parti – anche qui al nosocomio locale del San Paolo – si è parlato di un sistema vicino al collasso.
Collasso, invece, che al momento sta subendo tutto lo sport locale: stare a casa, limitare gli spostamenti, vedersi in pochi e solo in ambienti privati mantenendo una precisa distanza, è dunque il nuovo stile di vita da adottare per cercare di tamponare il contagio e uscire al meglio dall’attuale crisi. L’hashtag #iorestoacasa è rimbalzato da un atleta all’altro, dai vip ai politici si sono moltiplicati i video appelli per seguire queste indicazioni e a livello ministeriale si sta facendo in modo da rendere più sopportabili queste settimane di quarantena casalinga, con iniziative di sostenibilità da dietro un oggetto tecnologico.
E a dare l’esempio per primi – davanti a una webcam di un computer o dietro allo schermo di uno smartphone – sono stati migliaia di sportivi che hanno deciso di lanciare il messaggio ai propri fan e all’Italia intera dicendo di stare a casa e consigliando vivamente di fare una donazione – secondo le proprie possibilità economiche – agli ospedali della propria città o a quelli dei focolai del Nord che si trovano in situazioni molto complicate.
Su tutti il civitavecchiese Marco Del Lungo, portiere della nazionale italiana di pallanuoto e del Brescia, città fortemente colpita dal contagio e attualmente luogo in cui si trova Del Lungo.
E qui viene il bello. Anzi, di bello non c’è proprio niente: migliaia di italiani e numerosi civitavecchiesi hanno scelto di fregarsene, in una sorta di spirale della demenza che fa il gioco del virus. I primi sono quelli che sabato e domenica scorsi hanno passeggiato alla Marina o si sono riversati sul Lungomare Thaon De Revel per sostenere una corsetta, o ancora, hanno occupato ogni centimetro libero delle spiagge di Sant’Agostino e quelle di Santa Marinella, mentre i più giovani hanno optato per il Piccolo Paradiso.
Questo è stato favorito anche dalle ennesime giornate calde e soleggiate, ben lontane da quello che dovrebbe essere il clima di questo periodo, ma d’altronde l’inverno quest’anno non c’è stato, o forse è venuto ed è subito andato via, tanto che tutti noi non ce ne siamo accorti.
Dall’altra c’è chi invece ha seguito per filo e per segno tutti i punti dei decreti e sono tantissimi, giovani e non di tutta Italia e Civitavecchia, che stanno in casa ed escono solo in caso di necessità.
E sono anche tanti gli atleti locali, che seppur la pratica dell’allenamento può essere considerata come necessità, visto che alcuni sport sono praticati a livello professionistico – quindi è un lavoro a tutti gli effetti – si trovano obbligati a restare in casa, inventandosi metodi di allenamento ben diversi da quelli sostenuti nei propri fortini.
C’è chi si mantiene in forma nel giardino, chi si attrezza in garage o nelle terrazze del proprio condominio o nel proprio balcone di casa, ma è l’unica soluzione, non si può fare altro.
E fanno bene, è da applaudire tutti gli atleti che stanno facendo questo, al contrario di chi va in strada nonostante un’ordinanza amministrativa, contribuendo così con le sue scelte a diffondere ulteriormente il virus, a mettere a rischio le altre persone e più in generale il paese.
Ci voleva un’epidemia per comprendere al meglio il debole senso civico degli italiani e dei civitavecchiesi, o quanto meno di una sua parte, ma non degli sportivi per fortuna.
In queste settimane ne abbiamo d’altronde sentite tante, forse troppe: dalla coppia fuggita da Codogno per andare a farsi le vacanze in Trentino, a quell’altra ricoverata all’ospedale di Torino che ha nascosto di essere entrata in contatto col figlio impiegato nel lodigiano.
E poi qui a livello locale il signore che fa jogging sul lungomare del Pirgo, poi portato via dalla Polizia, (da ieri tutte le attività sportive all’aperto sono state vietate fino al 3 aprile grazie all’ordinanza del sindaco), le persone che scendono troppe volte per andare a fare la spesa o per portare il cane a passeggio.
Poi i giovani, tre ragazzi denunciati perché usciti per andare a fare un bagno in zona ficoncella. E non finisce qui, tornando ai casi italiani, ci sono i furti di mascherine dagli ospedali, le amuchine vendute dieci volte il prezzo base e le famiglie con carrelli alla mano per svaligiare i supermercati in una sorta di lotta alla sopravvivenza.
È stata chiesta una prova di maturità a tutte le persone, e non dall’oggi al domani. Sono ormai passate un paio di settimane da quando sono stati registrati i primi contagi a Civitavecchia e nel comprensorio, la cittadinanza ha avuto modo di comprendere e abituarsi pian piano alla situazione. Eppure in molti hanno dimostrato di non avere senso di responsabilità.
Tranne gli sportivi. Tante persone nelle loro scelte private, continuano a muoversi, a riempire i marciapiedi del centro e ad entrare in contatto con altre persone. Insomma, a non stare a casa e dunque a diffondere il contagio, in una società che sembra non potersi fermare, ma che in realtà semplicemente non vuole farlo.
Ma d’altronde uno scenario simile stupisce ben poco, in una città dove in questo esatto momento alcuni abitanti – dei 52mila – inspiegabilmente stanno dimostrando di non saper rispettare delle regole anche di fronte a una gravissima emergenza che ogni giorno che passa toglie persone care a tutti noi.
Ed è in un contesto simile che si inserisce il decreto del governo italiano, con tutte le drastiche decisioni che lo contraddistinguono. In un paese privo di coscienza sociale, si è reso necessario imporlo per legge. Ma neanche questo sembra essere servito. Però tutti gli sportivi civitavecchiesi l’hanno capito. E questa è una buona notizia che fa piacere e che fa bene alla città. Alla Civitavecchia sportiva s’intende.