Nunzi (-P+P): ''La politica non lasci sole le imprese''
CIVITAVECCHIA – “Secondo dati del centro studi di Confcommercio, con l’eventuale “riapertura” e ripartenza dell’Italia tra settembre e ottobre, ipotesi plausibile, vi sarebbe una riduzione di consumi di oltre 52 miliardi ed un calo di Pil di circa il 3,55%”. Numeri preoccupanti quelli che riporta Tullio Nunzi, di “meno poltrone più panchine”. Secondo il report di Confcommercio, i settori più colpiti sono alberghi e ristorazione (-23 miliardi di consumi nel 2020), trasporti e acquisto autoveicoli (-16 miliardi), cultura e tempo libero (-8 miliardi), abbigliamento (-6 miliardi).
“Una situazione tragica, che anche nella ipotesi migliore di interventi europei – ha spiegato Nunzi – non eviterà la recessione, al massimo la potrà mitigare. I dati riguardanti la fiducia dei consumatori e delle imprese non lasciano dubbi; se come afferma Confesercenti in una sua indagine, il 40% delle aziende del commercio pensa che non riaprirà i battenti, si ha la sensazione di una situazione economica gravissima, dove la crisi si allunga e i danni economici crescono. Credo che bisogna affidarsi ai competenti, visto i cretini che girano in rete; quindi le aperture vengano decise nel momento in cui l’emergenza primaria sia risolta. Però è altrettanto vero che bisogna pensare sin da ora agli interventi economici necessari ed avviare riforme rivoluzionarie, per contrastare un nemico straordinario. Sono a rischio interi settori produttivi. Tutti parlano di misery index, ma per la vicinanza che ho con molti commercianti, vi posso assicurare che per tanti esistono problemi giornalieri, dove a fronte di totali mancati introiti, bisogna pagare mutui, tasse, personale, bollette. Molto spesso si tratta di aziende familiari, dove sono presenti più nuclei che rischiano di trovarsi a spasso. Necessita dare loro una adeguata liquidità. La capacità di questo governo nazionale, ma anche locale, si vedrà se saprà conciliare l’emergenza sanitaria, con la ripresa economica, che è necessaria e non può tardare, pena il totale sconquasso di un sistema, come quello terziario, che in questa città, e non solo – ha concluso – era preponderante. Questa è la scommessa per la politica: non lasciare sole le imprese”.