Omicidio Vannini, il pg chiede 14 anni per tutta la famiglia
LADISPOLI – Quattordici anni per omicidio volontario in concorso con Antonio Ciontoli, o in subordine valutare l’ipotesi di concorso anomalo in omicidio, in base all’articolo 116 del codice penale, e condannarli a 9 anni e 4 mesi. È la richiesta avanzata dal pg Vincenzo Saveriano alla Corte d’Appello di Roma per i componenti della famiglia Ciontoli: i due figli, Federico e Martina e la moglie di Antonio Ciontoli, Maria Pezzillo.
«La testimonianza ha confermato che siamo in presenza di una serie di menzogne e reticenze che hanno caratterizzato tutto il processo e la Cassazione lo ha notato. Ben 11 sono state le menzogne finalizzate a falsificare prove. Telefonare al pronto soccorso, 118 e dare informazioni false è come non aver telefonato.Federico ha dimostrato di aveva piena consapevolezza di quanto fosse grave la situazione, ma non chiama e non pronuncia mai né la parola ‘pistola’, né colpo d’aria e la Cassazione lo evidenzia. La sua malafede è la stessa della sua famiglia.Davanti alla dichiarazione del padre “è un colpo d’aria”, lui non ha fatto cenni, non ha chiesto nulla. Questo per evitare come dice Antonio Ciontoli poteva perdere il posto di lavoro.Questo è sconvolgente, difronte all’emorragia di Marco, e lo hanno condannato a morte.Un colpo capace di sfondare la portiera di una vettura è stato spacciato per una ferita da pettine a punta. Altra menzogna è stata dichiarata nella seconda telefonata al 118 in cui non si è parlato del colpo e della pistola. Martina disse all’infermiera Bianchi di non sapere perché non era presente, ma non ci sono dubbi. Tutti hanno visto e sentito la pistola, Marco e cercato il foro d’uscita». Per il Pg «tutti hanno agito nell’interesse comune del proprio congiunto(Antonio Ciontoli, ndr) in una condizione di estremo pericolo». E ancora: «Non sono medici né chirurghi, e Ciontoli, da militare, sapeva quanto fossero pericolose le armi».«Se avesse accompagnato Marco subito al Pronto soccorso – ha proseguito il Pg Saveriano -avrebbe avuto senso». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’avvocato Celestino Gnazi,legale della famiglia Vannini che ha evidenziato come Federico sia stato «il figlio più attento in quella casa: ha pensato al bossolo edera preoccupato per aver lasciato impronte. Il ragazzo dettava legge e suggerimenti in quella casa».L’avvocato Franco Coppi ha invece evidenziato come «se Marco fosse morte subito avremmo parlato di omicidio colposo, se fossero stati subito allertati i soccorsi e fosse morto avremmo parlato di omicidio colposo, ma se siamo qui a parlarne non è stato così. Era sufficiente avvertire con una telefonata che era partito un colpo d’arma da fuoco subito per soccorso immediato e si sarebbe trovato sul tavolo operatorio del Gemelli. Ma tutto questo non è avvenuto ma hanno cercato giustificazioni per tacere».