IL FOCUS Il Coronavirus ha messo in ginocchio numerosi club che non hanno più soldi e rischiano il collasso, ma il presidente Cosimo Sibilia addirittura prolunga la campagna acquisti fino al 26 febbraio, convinto che da gennaio il campionato riprenda È tutto fermo da due mesi, ma la Lnd dà il via al calciomercato: società cornute e mazziate
MATTEO CECCACCI
Chi in ginocchio, chi sul lastrico e chi sull’orlo del fallimento. E come se nulla fosse da oggi si apre la sessione invernale del calciomercato, e per di più con una super novità che senza ombra di dubbio renderà felici tutti i presidenti delle società calcistiche locali e del comprensorio: quella del prolungamento della sessione fissata a martedì 26 febbraio e non più fino all’ultimo lunedì di dicembre. Quindi c’è davvero qualcuno che pensa di aver fatto un favore ai tantissimi club che, nonostante le numerose perdite, dovrebbero anche svolgere la campagna acquisti stilando nuovi contratti? Semmai ci fossero state società milionarie, per carità, andava anche bene, ma forse chi si trova a capo della Lega Nazionale Dilettanti e del Comitato Regionale Lazio non si rende per niente conto che la situazione è grave e che tantissime società di calcio si trovano alla canna del gas. Forse non sanno che l’unico mezzo di sostentamento dato dal Governo ai collaboratori sportivi per una cifra che ammonta a 800 euro, non è di vitale importanza, se non indispensabile per coprire in parte qualche perdita e sperare di andare avanti per un mese, a dir tanto. Probabilmente si sta perdendo il lume della ragione. I grandi numeri uno della Federazione e del Comitato credono che stanno andando incontro alle dirigenze dei club, non sapendo però che molti si sentono presi in giro. Come detto tutte le società hanno perso qualcosa: sia chiaro che qualcuno con il bilancio è rimasto a posto, altri si sono trovati con i conti in pareggio ma la maggior parte, in particolare le piccole realtà, versano in gravissime condizioni. E a tutti gli si chiede di fare calciomercato? Oltretutto dandogli più tempo? Ma che burla è?
È ovvio: nessun team è obbligato a svolgere la campagna acquisti, non tutti per fortuna si sono pian piano trovati con il bilancio in rosso, quindi è giusto dare l’opportunità a chi se lo può permettere. Ma è anche doveroso d’altro canto formulare un’idea che vada bene a tutti sulla ripresa dei campionati. Attualmente la prima cosa a cui badare è la salute. E non ci sono dubbi. Ma dare una risposta concreta a quei club che al di là delle difficoltà e di tutti i disagi che si sono trovati ad incontrare e a tutti quegli allenatori che tramite una lettera indirizzata al presidente del Comitato Regionale Lazio Melchiorre Zarelli chiedevano la procedura sulla ripresa della stagione non è una priorità? Anche perché la diatriba che c’è stata dopo quella lettera è stata veramente indecorosa: il presidente che prima dice “è una decisione che non ci compete. E il gruppo di allenatori risulta essere poco più del 25% (37 su 128)”, per poi dichiararsi magicamente sette giorni dopo “disponibile a un tavolo”, che a dirla tutto poi, a tutt’oggi non c’è stato.
Questa era la questione più importante. A questo si doveva pensare: a formulare un piano serio per una ripresa del campionato in pienissima sicurezza e a un piano di aiuti veramente utile e funzionante per cercare di non far chiudere definitivamente i cancelli di numerosi impianti sportivi. Oggi non c’era bisogno di questi aiutini, ovvero del prolungamento del calciomercato. Al massimo si può accettare l’allungamento di venti giorni per i termini per la presentazione delle liste di svincolo, il cui termine scadrà giovedì 7 gennaio. Tra l’altro un giorno nevralgico, visto che in questa data dovrebbero prendere inizio le sedute di allenamento, anche se è ancora tutto da confermare.
Soltanto questa scelta degli svincoli può essere accettata, perché l’altra sul calciomercato con annesso prolungamento sa di grande presa in giro, considerando la consapevolezza di Sibilia e Zarelli sullo stato di salute delle società.
I provvedimenti da prendere erano altri. E le società lo chiedevano, ma soprattutto doveva essere questo critico periodo scaturito dalla seconda ondata del Coronavirus a spingere gli organi preposti a prendere altri tipi di scelte in cuor proprio: quella della sopravvivenza delle società sportive in primis. Ma nulla di tutto questo c’è stato. Nulla.