Dopo l’apertura di tre fascicoli sulle denunce incrociate tra Vannicola e la famiglia Battilocchio Inchieste sui veleni, silenzio in collina
CIVITAVECCHIA – Nessuno parla. Nessuno commenta. Non c’è voglia di rilasciare dichiarazioni, all’indomani della bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla collina. Dopo la notizia, infatti, dei fascicoli aperti dalla Procura di Civitavecchia su una serie di denunce e controdenunce tra l’artigiano tolfetano Davide Vannicola e la famiglia Battilocchio-Dionisi, è calato il silenzio a Tolfa. L’unico ad intervenire sulla questione è l’avvocato Antonio Chiocca, il legale di Davide Vannicola, spiegando come per il suo assistito sia stato richiesto il rinvio a giudizio, con l’udienza preliminare che si terrà a maggio prossimo. «Ci prepariamo per quella data, rispondendo di presunta diffamazione» ha confermato.
Ma il sostituto procuratore Alessandro Gentile, nel frattempo, è andato avanti: da uno si è passati infatti a tre fascicoli, con i fatti che risalgono allo scorso anno. Tutto parte da un post su Facebook di Vannicola che ad agosto sosteneva di essere stato minacciato con una frase urlata da un’auto su cui viaggiavano Cristiano Dionisi ed il suocero. Proprio Dionisi ed alcuni componenti della famiglia Battilocchio si recarono però dai carabinieri denunciando l’artigiano per diffamazione e stalking. Subito dopo fu Vannicola a presentare anche lui una denuncia per la frase che gli sarebbe stata urlata dall’auto “La morte si avvicina”.
I carabinieri, come si evince da una relazioni alla Procura, ricostruirono attraverso il profilo social quella che definirono una “morbosa ossessione” di Vannicola per i componenti della famiglia Battilocchio, chiedendo addirittura la custodia cautelare in carcere per l’artigiano. A seguito di quella relazione, però, e con le denunce incrociate sulla scrivania, il magistrato ha deciso di approfondire le indagini, chiamando a rispondere del loro operato anche tre militari coinvolti ed ipotizzando una loro condotta scorretta, per favorire Dionisi e i membri della famiglia Battilocchio coinvolti nello scambio di denunce con Vannicola. A fine ottobre il dottor Gentile ha ritenuto di acquisire i tabulati telefonici dei Carabinieri in servizio alla stazione di Tolfa per verificare se ci fossero stati contatti più o meno frequenti tra gli indagati e i militari in quel periodo, stralciando dal fascicolo a carico di Vannicola (per il quale poi il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per diffamazione) le posizioni degli altri querelanti e degli stessi carabinieri e aprendo così altri due distinti fascicoli.
Nessuna dichiarazione ufficiale da parte della famiglia Battilocchio-Dionisi. Pur facendo intendere di essere loro parte lesa e di trovarsi di fronte ad un procedimento “già superato”, non hanno inteso commentare o rilasciare chiarimenti. Neanche attraverso il loro avvocato Marco Perfetti.
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