Presente anche il Centro sportivo Il Gabbiano di Ladispoli Palestre e piscine in piazza per far sentire la loro voce
LADISPOLI – Hanno chiesto loro di adeguarsi per poter far rispettare le distanze di sicurezza così da ridurre le occasioni di contagio. Hanno chiesto loro di ridefinire gli spazi interni delle loro strutture, di fissare delle nuove regole. E lo hanno fatto mettendo mano al portafogli e spendendo decine di migliaia di euro per acquistare pannelli di plexigas, sanificare i locali, installare dispenser per igienizzare le mani. Ma nonostante i loro sforzi, alla fine dopo poche settimane dalla riapertura, a ottobre, sono stati costrette a chiduere i battenti di nuovo. Una data certa su come e quando poter tornare a lavoro non c’è. E così milioni di lavoratori sono ora in cassa integrazione o senza un lavoro. È il settore delle palestre. Saranno proprio loro a scendere pacificamente in piazza, a Montecitorio, il 9 marzo alle 14. Presente anche il centro sportivo Il Gabbiano di Ladispoli. «Ci hanno obbligato a rivoluzione il centro sportivo con le loro indicazioni e loro ci hanno chiuso». Passi per Guido Deleuse, il problema relativo a un possibile assembramento all’interno degli spogliatoi, «ma per il resto, se si rispettano le distanze, con le lezioni su prenotazione per non creare assembramenti per entrare, la piscina con la presenza di cloro, non c’è alcun problema per restare aperti. All’interno del centro sportivo non si sono mai stati casi, quindi non è un ambiente a rischio». A far male è l’esser ignorati dal Governo. «Lo sport è anche salute. Gli anziani ci chiedono quando possono tornare a fare attività». Ma le palestre restano chiuse, mentre «bus e metro sono piene, con il metro di distanza che non viene rispettato. Quelle sì che sono delle situazioni di pericolo». Per Deleuse ci troviamo davanti a «una situazione paradossale». I dipendenti, circa 60 solo nella struttura ladispolana, sono in cassa integrazione e aspettano di ricevere dall’Inps il contributo relativo ai mesi di dicembre e gennaio, con la struttura che nel frattempo anticipa i soldi, pur non guadagnando nulla e dovendo restare chiusa. Ed è per questo che Il Gabbiano ha deciso di rispondere “presente” all’appello: «Ci sentiamo in dovere di manifestare il nostro disappunto».