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La città si è stretta intorno alla comunità senegalese

Ampia testimonianza di affetto da parte dei civitavecchiesi: preso d’assalto il banco allestito al mercato. Nel pomeriggio la visita dei rappresentanti della Consulta delle Comunità Straniere di Roma, accompagnati dal vicesindaco Vinaccia  

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CIVITAVECCHIA – Civitavecchia, per un giorno, è stata il centro del mondo. Peccato che l’occasione sia stata la tragedia avvenuta la scorsa settimana, quando il 42enne di origine senegale Cheikh Mory Diouf è stato ferito a morte da un colpo partito dal fucile a pompa imbracciato dall’ispettore di Polizia Paolo Morra. Oggi infatti in città sono arrivati i rappresentanti della Consulta Cittadina per la Rappresentanza delle Comunità Straniere di Roma. Insieme al vice sindaco Gino Vinaccia hanno portato la propria testimonianza di solidarietà e la propria vicinanza ai parenti e agli amici di Diouf al mercato, dove per tutta la giornata è stato allestito il banco per la vendita di borse, cinture e accessori a sostegno della famiglia dell’africano.
«Da questo confronto la città può solo crescere – ha spiegato il vice sindaco – la nostra presenza qui significa che le istituzioni stanno seguendo con attenzione la vicenda. Civitavecchia non è razzista e si è sempre dimostrata ospitale, tollerante e solidale con le comunità straniere presenti». Vinaccia ha sottolineato poi l’impegno, necessario, da parte del mondo politico ricordando che nel consiglio comunale dell’11 febbraio prossimo verrà votato un ordine del giorno di condanna per questo episodio. E di impegno. «Oltre al sostegno per il rimpatrio della salma, permettendo a quattro amici e parenti di Diouf di accompagnarlo in Senegal – ha aggiunto – ci muoveremo per il VENDITApassaggio di licenza commerciale da Diouf stesso a suo fratello, che dovrà arrivare dal Senegal per proseguire l’attività del nostro concittadino». A sollecitare l’impegno del Comune anche gli stessi amici e parenti di Diouf. «Vi preghiamo di lavorare insieme per far luce su questa vicenda – ha spiegato il portavoce Ibra Seck, fermando chi invece si intratteneva sull’episodio specifico, parlando di Morra e di Diouf – questa deve essere una lezione per tutti gli esseri umani. Vogliamo solo pace e integrazione». E se qualcuno sollecitava la presenza, importante, anche della Polizia in questo caso, altri hanno sottolineato anche la lentezza della giustizia italiana, soprattutto in casi del genere. «Diouf ha lasciato un bell’esempio – ha spiegato lo zio paterno Ibra Mboup – si parla solo degli stranieri che delinquono: oggi bisogna ricordare un ragazzo onesto e lavoratore».
«Dobbiamo ringraziare il Comune e il grande cuore di Civitavecchia – ha poi aggiunto il presidente della Consulta, Aziz Darif – ci hanno accolto come fratelli: oggi tutto il mondo è qui per stare accanto alla comunità di Diouf». La richiesta della comunità e della Consulta è quella comunque di aiutare la famiglia anche dopo il rimpatrio della salma, «per alleviare almeno in parte – hanno spiegato – la loro sofferenza». Intanto, per tutto il giorno e nonostante la pioggia, si è registrato un via vai continuo di gente al banco allestito a piazza Regina Margherita. In tanti, anche poliziotti, passavano e si fermavano: chi osservava, chi comprava e chi invece lasciava soltanto un’offerta. Tanti anche quelli che hanno dato una mano ai cugini e agli amici del senegalese: se davanti al bancone c’è stato il via vai di gente, dietro erano altrettanti quelli che, soprattutto operatori del mercato che hanno anche avviato una colletta, si alternavano alla vendita. Civitavecchiesi, senegalesi, certo, ma anche ragazzi del Bangladesh o del Marocco. Tutti insieme per testimoniare la solidarietà civitavecchiese. «Non avevamo dubbi – ha spiegato il cugino di Diouf, Diagne Mory – dobbiamo ringraziare tutti. Siamo fieri di essere civitavecchiesi». Lunedì a partire dalle 11 sarà allestita all’aula Pucci la camera ardente per Diouf.


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