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La Rocca nel degrado, protestano residenti e turisti

Il simbolo di Tolfa sempre più nell’incuria tra sassi diroccati e immondizia Lampioni a terra, ringhiera abbattuta, plastica, carta e pile fanno bella mostra di sé L’opposizione stura le orecchie al sindaco Alessandro Battilocchio e chiede un intervento immediato

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di ROMINA MOSCONI

TOLFA – «Ma la Rocca non è il simbolo di Tolfa? Allora come mai sembra abbandonato?» Questo l’interrogativo di alcuni turisti che negli ultimi giorni e in particolare il 13 agosto scorso, hanno visitato Tolfa e sono rimasti sconvolti dalla massa di sassi e pietre ‘‘scese’’ e ammassate intorno alla Rocca. Tante sono le segnalazioni di chi, visitando quest’area, ha fotografato ‘‘l’immondizia’’ denunciando il fatto che l’area versa in condizioni preoccupanti. «Abbiamo trovato una situazione non bella – dicono – visto che alcuni tratti di ringhiera sono divelti. Chi ha fatto i lavori di manutenzione all’impianto elettrico ha lasciato tutti i vecchi lampioni per terra e addirittura ce n’è qualcuno ancora nel cartone e abbandonato per terra. Sembra addirittura nuovo». «Inoltre – proseguono gli amareggiati turisti – fanno bella mostra di sè bottigliette di plastica, carta, tappi, pile, cicche e quant’altro. E’ un vero peccato perchè questo è un bene archeologico davvero importante. Per noi che veniamo da fuori per ammirarlo è stata una sofferenza vedere in che stato è ridotta». Sulla stessa linea anche alcuni residenti di La Bianca che nella settimana di Ferragosto sono saliti alla Rocca. Si dicono «allibiti dal vedere i tanti ‘‘pezzi’’ di Rocca che sono caduti». «Ci sono mucchi di resti che fanno impressione – raccontano – Come mai nessuno interviene? Eppure sono stati fatti degli interventi, come mai sono stati lasciati a metà?». La stessa denuncia viene anche dall’opposizione consigliare che lancia l’allarme e esorta la giunta Battilocchio a intervenire presto, anche perchè, a loro dire «c’è troppa sterpaglia e molte sono le erbacce». Anche i residenti di Tolfa denunciano l’indecenza con tanto di fotografie per dimostrare che «il problema esiste davvero».


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