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«Dalla Regione nessuna proposta per i lavoratori in esubero»

S. MARINELLA. Il presidente della Unisan, Rossana Varrone, replica agli attacchi dei 36 cassintegrati in attesa dei corsi di riqualificazione Secondo l’associazione consorziata a Ri.Rei «la Pisana a luglio manifestò delle difficoltà, assicurando tuttavia una soluzione»

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di ALESSIO ALESSI

SANTA MARINELLA – Il trend ormai sembra irreversibile: trovare lavoro è un’impresa epica, mantenerlo un’utopia.
Se questa può apparire un’affermazione alquanto pessimista, basta ascoltare le 164 persone cassaintegrate a marzo dal consorzio Ri.Rei e si capisce che è solo crudo realismo. La cassa integrazione in deroga, pattuita dal consorzio con la Regione e i sindacati, prevede la qualificazione e riqualificazione degli operatori in esubero. Da marzo scorso 36 persone, operanti nel Centro per disabili Boggi di S. Severa, gestito dalla Unisan, una delle tre cooperative di Ri.Rei. stanno aspettando questi ‘‘fantomatici’’ corsi.
«Se le cooperative che gestiscono servizi di spiccata rilevanza sociale, come Unisan, avessero dato maggiore importanza ai corsi di qualificazazione ad investimento pubblico, probabilmente, non saremmo giunti a questa situazione di disagio dovuto all’inadeguatezza del personale – dicono i lavoratori – Tali cooperative, invece, sono sembrante interessate fin dall’inizio più a fare formazione privata, che ad affidarsi a bandi pubblici per la qualificazione dei propri operatori».
«Un bando – spiegano i cassintegrati – ci fu nel 2006, ma all’epoca la Unisan, pur essendo al corrente di avere gran parte del personale non qualificato, non ritenne opportuno fare domanda, perché, con poca lungimiranza, ‘‘nessuno’’ si sarebbe mai aspettato, 4 anni più tardi, di cassaintegrare parte del personale proprio per mancanza di qualifiche idonee».
«Risulta chiaro – insistono i lavoratori – che per vincere quel bando ci sarebbero voluti dei requisiti che avrebbero potuto ostacolare e rallentare tale obiettivo. Sembrava indubbiamente più facile attivare dei corsi intestini all’azienda. Peccato che questi seminari formativi, spesso, prevedevano un esborso economico che non tutti gli operatori potevano permettersi».
A questo punto, appurato il fatto che la Unisan è responsabile per non aver dato la possibilità, nel 2006, ai suoi dipendenti di accedere a corsi di formazione e qualifica gratuiti, resta da individuare il responsabile della mancata attivazione di questi tanto agognati corsi di qualificazione e riqualificazione spettanti ai malcapitati cassaintegrati.
La risposta a questo interrogativo arriva proprio dal presidente della Unisan Rossana Varrone che, in un comunicato ufficiale, dichiara: «Nell’accordo regionale del 22 marzo – spiega Rossana Varrone -, sottoscritto presso l’assessorato al Lavoro anche dai sindacati, si legge che sarebbe stato compito della Regione Lazio progettare azioni formative per i lavoratori in esubero. Dopo alcuni incontri, però, siamo ancora in attesa che vengano fatte ai lavoratori proposte concrete, che abbiamo più volte sollecitato».
«Nel mese di luglio – continua la massima carica di Unisan – siamo stati convocati dagli assessorati al Lavoro e alla Formazione ed è emersa la difficoltà di far rientrare la tipologia di corsi necessari all’acquisizione del titolo di OSS nei percorsi di riqualificazione professionale per i lavoratori in cassa integrazione continua».
«In quell’occasione – conclude il presidente – abbiamo comunque ricevuto rassicurazioni sullo sforzo della Regione per superare queste difficoltà».
Fatta chiarezza anche su questo punto, non restano molti mesi per ridare a queste persone la possibilità di rimettersi in gioco.
Se poi gli organi addetti alla tutela dei lavoratori non fanno sentire la loro voce alle autorità di riferimento, viene da chiedersi quale sia la loro funzione.


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