Tersigni: ecco perché si è chiusa la mia era
CIVITAVECCHIA – Anche se l’editore di Rete Oro rimarrà come consigliere e a quanto pare con la carica di presidente onorario, il passaggio di consegne con Adriano Clemeno, di fatto chiude l’era Tersigni. Un’era durata cinque anni. Dopo infatti essersi riaffacciato sulla scena locale collaborando con Vespignani nella stagione culminata con il passaggio in Eccellenza dell’allora Us Civitavecchiese, Tersigni nella stagione successiva (2005/06), non avendo trovato l’accordo con il gruppo della Gedila, aveva riportato in vita il Civitavecchia iscrivendolo al campionato under 21. Un torneo vinto senza problemi con Lelio Petronilli in panchina anche nella stagione successiva in Seconda categoria, chiusa al quinto posto. Nell’estate del 2007 la nuova svolta: l’accordo con Vespignani che aveva visto la Civitavecchiese salire in serie D e scendere immediatamente in Eccellenza. Unito il calcio civitavecchiese sotto un’unica bandiera, con la collaborazione di Roberto Di Paolo Tersigni allestisce una squadra di prim’ordine che con Paolo Caputo in panchina centra immediatamente la promozione tra i Dilettanti. Sembrava il punto di partenza di un progetto ambizioso, ma si è rivelato solo un fuoco di paglia: il Civitavecchia retrocede in Eccellenza, dove la stagione successiva – quella appena conclusa – si è vissuta un’annata anonima lottando per la salvezza.
Partiamo dal presente: perché ha deciso di accettare la proposta di Clemeno? L’impressione è che cercasse una partner più che un successore.
«Ho cercato, non lo nego, delle collaborazioni sia presso le istituzioni che le aziende locali senza però dei riscontri. Poi mi sono ritrovato davanti un imprenditore non civitavecchiese, ma ben intenzionato come Clemeno che però era più propenso a far sua la società che a diventarne socio e allora dopo aver fatto delle valutazioni ho deciso di accettare la sua proposta».
E può dirci cosa l’ha spinto ad accettare?
«L’amore per il Civitavecchia. Anche in questa scelta, dolorosa per me perchè non ho mai negato l’affetto per questa piazza e la passione per questi colori, ci ho messo il cuore. Sapevo che pensarci su, cercare dei nuovi partner, ci avrebbe fatto perdere del tempo e ci saremmo ritrovati ad allestire in tutta fretta magari ad agosto una squadra che non sarebbe stata in grado di puntare a qualcosa di importante».
Non può negare però che in un certo senso l’astio della città nei suoi confronti ha influenzato la sua scelta.
«Mi sono speso in tutti i sensi per il Civitavecchia ed ho beccato insulti e porte in faccia. Non sono uno che si tira indietro o che pretende riconoscenza, ma almeno un po’ di rispetto…».
Giudica fallimentare la sua esperienza?
«Eravamo partiti con il piede giusto: il nome della società storica era salvo, poi avevano riunito il calcio civitavecchiese sotto la stessa bandiera e quindi conquistato la serie D. Le basi erano gettate per costruire qualcosa di grande, ma improvvisamente sono rimasto solo e più di quello che ho fatto non potevo fare».
Eravamo partiti dal presente, abbiamo parlato del passato ed ora del futuro. Resterà vicino alla squadra?
«Le amarezze credetemi non hanno indebolito la mia passione. Clemeno mi vuole al suo fianco, potrei essere il suo ‘‘Di Paolo’’… chissà? Ma di sicuro gli offrirò la mia collaborazione».