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Urbanistica, Bonomi (Prc) critica la politica del primo cittadino

Il consigliere di minoranza parla della mancanza di programmazione e delle difficoltà del settore

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CIVITAVECCHIA – Il consigliere comunale di Rifondazione comunista, Roberto Bonomi (foto), si chiede se non ci sia dell’altro dietro a quelle che definisce «accuse strumentali contro i lavoratori pubblici lanciate dal sindaco Moscherini con l’intento di favorire processi di privatizzazione delle aziende comunali e di mascherare i fallimenti della propria amministrazione». Secondo Bonomi il sospetto apparirebbe più che legittimo, in particolare considerando il modo in cui si sta affrontando la questione urbanistica. «Una situazione drammatica fa sapere il consigliere di minoranza – manca la programmazione e continuano le denunce di presunti abusi mentre gli uffici comunali sono in difficoltà per assenza di certezze per i lavoratori sullo sfondo di una città dove l’interesse pubblico è spesso sottomesso alle clientele e dove cresce quotidianamente l’emergenza abitativa». Roberto Bonomi si chiede cosa fa il Sindaco: «Mette mano al Piano Regolatore? No. Approva il nuovo Regolamento edilizio? No. Promuove l’edilizia pubblica? No. Migliora l’azione degli uffici? No e ancora no. Al contrario, avvia un processo di preoccupante deregolamentazione e di depotenziamento dell’azione pubblica: così arrivano una raffica di deliberazioni modello “laissez faire”, il sostegno a grandi operazioni privatistiche, l’assurdo impiego di risorse pubbliche (4 milioni per un insediamento di prefabbricati), con una palese sottovalutazione delle difficoltà in cui versa il servizio urbanistico di cui viceversa andrebbero incrementate e qualificate le risorse, con robuste iniezioni di professionalità». Infine si domanda a chi giova questa situazione: «Viene il sospetto – conclude Roberto Bonomi – che la continua politica sui dipendenti fannulloni non serva solo a creare un comodo capro espiatorio per le incapacità della giunta, bensì a facilitare alcuni interventi mirati a concretizzare una pericolosa politica delle mani libere».


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