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Sulla sedia a rotelle costretta a pagare le assistenti

S. MARINELLA. Prosegue il dramma di Alessandra Incoronato, la 41enne affetta da amiotrofia spinale, tartassata anche dai Servizi sociali Il 31 gennaio la notizia che la donna deve provvedere da sola al pagamento del tfr di chi l’ha aiutata La disabile vive con una pensione di 250 euro. «Non c’è volontà di garantire i più elementari diritti»

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S. MARINELLA – Costretta a vivere da anni su una sedia a rotelle perché affetta da Amiotrofia Spinale e tartassata anche dai servizi sociali comunali. Questo è il dramma di una ragazza di 41 anni, Alessandra Incoronato, che oltre a dover lottare contro la sua terribile malattia, si vede costretta a chiedere aiuto alla stampa perché il Comune la costringe a sborsare di tasca sua i soldi per pagare le assistenti. La sua storia la conoscono tutti perché più volte è stata all’attenzione dell’opinione pubblica per iniziative di protesta contro chi continua a tenere gli occhi chiusi sulle sue condizioni, quando ci sono leggi nazionali che tutelano i disabili gravi. Alessandra ha bisogno di assistenza continua perché non può fare nulla a causa della malattia che l’ha compita da bambina. Ha un marito che gli sta vicino ma che è in cassa integrazione e vive con pochi euro al mese così come la pensione di lei. Soldi che servono per pagare il mutuo di casa, le medicine, le rate dell’auto. Ha avuto dal Comune due assistenti che la accudiscono per 25 ore settimanali e un contributo per pagarle. Fino a qualche mese fa tutto andava via liscio poi, il 31 gennaio, l’ufficio Servizi Sociali invia una lettera alla ragazza in cui gli conferma l’assistenza ma a pagare il trattamento di fine rapporto dovrà essere lei. Come si fa a pretendere da una disabile grave che ha una pensione di 250 euro al mese di pagare il Tfr della assistenti domiciliari? «Eppure lo hanno fatto – dice lei disperata – non so come fare. Ha chiesto lumi e gli è stato risposto che il contributo che dà il Comune è già superiore a quello previsto dal regolamento comunale». Cosa fa allora Alessandra? Prende carta e penna e scrive alla Responsabile del Servizio che gli aveva negato i soldi. «Sono sinceramente stupita dalla sua scarsa comprensione e dalla sua ristrettezza di pensiero – gli dice la Incoronato – è assolutamente evidente che io non potrò accantonare la quota relativa al Tfr se voi continuate, ostinatamente e contro ogni buon senso, ad impormi il monte orario delle assistenti. Mi sembrava di aver offerto una buona soluzione quando proponevo di diminuire le ore di assistenza visto che non comportava nessun onere aggiuntivo da parte vostra e un sacrificio oggettivo da parte mia. E’evidente che da parte del Servizio Sociale non c’è alcuna volontà di assolvere ai più elementari diritti sia delle persone con disabilità che delle assistenti che lavorano. Le mie condizioni di salute sono estremamente precarie e allora chi assolverà all’obbligo di pagare il Tfr una volta che io non ci sarò più?»
Gi.Ba.


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