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La città delle emergenze improvvise previste da tutti

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di MASSIMILIANO GRASSO
Civitavecchia si conferma la città delle emergenze previste da tutti senza però essere affrontate da nessuno, se non quando è troppo tardi, e con costi molto più ingenti rispetto ad interventi effettuati per tempo.
Una regola di malgoverno che vale, purtroppo, praticamente per tutti i servizi pubblici locali, per i quali i cittadini sono sistematicamente costretti a pagare troppo per poi non avere neppure uno standard adeguato.
E’ così per l’acqua (un problema peraltro ancora tutto da risolvere), con il servizio idrico che continua a (non) essere gestito dal Comune che non riesce neppure a decidere di affidarlo, in alternativa, al privato; è così per i rifiuti.
Oggi si prega che lunedì non piova per poter scongiurare in extremis l’emergenza rifiuti. Ma i guai, ancora una volta, Civitavecchia se li è cercati nel tempo: da quando la vecchia discarica di Fosso del Prete venne affidata dal Comune alla sua società Etruria Servizi. Avrebbe dovuto essere la chiusura di un cerchio: la municipalizzata assumeva la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, non sosteneva costi di conferimento ed anzi incassava dai comuni limitrofi.
Troppo bello per durare e, nel frattempo, programmare l’avvio della raccolta differenziata. Nel giro di poco tempo, infatti, si consentì al privato di opzionare, acquistare e poi sfruttare le aree circostanti i primi lotti della vecchia discarica. Fin troppo facile fare affari così, con il Comune che – tra una crisi amministrativa e l’altra – non riusciva neppure a far partire il progetto pilota di differenziata.
Poi venne Moscherini, che prometteva di cambiare radicalmente approccio. Dopo un primo tentativo (naufragato) con la pirolisi, venne lanciata, direttamente da Israele, passando per l’esempio australiano, l’idea di Arrow Bio.
Che però non era un sistema riconosciuto a livello europeo e per il quale, dunque, avrebbe prima dovuto essere ottenuta l’autorizzazione alla sperimentazione (poi arrivata, con una noticina nel piano regionale dei rifiuti della Polverini).
Risultato: si sono persi altri anni, la partenza della raccolta differenziata (non ritenuta necessaria per Arrow Bio) è stata ritardata fino al 2011 e alla fine lo stesso Moscherini è stato ‘‘costretto’’ a gioire per l’autorizzazione di nuovi tre lotti di Fosso del Crepacuore che avrebbero dovuto scongiurare per altri vent’anni ogni rischio di emergenza rifiuti per Civitavecchia, mentre, all’epoca, Napoli e altre città morivano soffocate dall’immondizia.
Oggi, invece, di quei lotti autorizzati si attende con ansia il collaudo per l’utilizzo della prima vasca: il Comune ha speso con il privato già circa 10 milioni di euro (4 e mezzo glieli deve ancora dare) e paga 59 euro a tonnellata il conferimento in una discarica che una volta era comunale, quando Città Pulita per tutto il ciclo a monte dei rifiuti incassa dalla tariffa sì e no un paio di euro a tonnellata.
Così va il mondo, a Civitavecchia. Dove intanto, per restare in tema e farci abituare all’arrivo dei rifiuti, sfumata per il momento l’idea della nuova Malagrotta al confine con Allumiere, per creare una maxi emergenza per farci digerire il cdr nelle centrali, da Roma Capitale ci riprovano facendoceli comunque assaggiare, i rifiuti, per ora di passaggio dal porto verso l’Olanda. Fin quando qualcuno dirà che 50 milioni l’anno sono un costo troppo alto da sostenere e si cercherà l’ennesima soluzione alternativa. Più vicino, con meno costi (per Roma) e, ovviamente, in emergenza.


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