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Anta&Go stasera al Traiano

La compagnia civitavecchiese in scena con ‘‘A che servono questi quattrini’’Sul palcoscenico la storia di Eduardo Parascandolo, una riflessione sull’utilità del denaro Lo spettacolo promosso dal Lions Club di Civitavecchia. L’ incasso sarà devoluto all’Adamo

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TEATROdi VIVIANA SERRA

CIVITAVECCHIA – “A che servono questi quattrini”. Questo il titolo della commedia in tre atti di Armando Curcio per la Regia di Iolanda Zanfrisco che andrà in scena stasera alle 21.00 al Teatro Traiano. Uno spettacolo promosso dal Lions Club di Civitavecchia a favore dell’Associazione A.D.A.M.O. La compagnia, ha già riscosso consensi dal pubblico per l’interpretazione di questa commedia, vincendo anche la Rassegna della Fita Nazionale 2008 di Vitorchiano con il premio di miglior Attrice Protagonista” assegnato a Rosaria Valery, ed il “Premio speciale della Critica” a Peppe Zanfrisco. Nomination anche a Salvatore Agnello per l’allestimento scenografico. Gli Anta & Go è sono una compagnia amatoriale civitavecchiese, nata dal laboratorio teatrale per la terza età che da anni continua a calcare i palcoscenici con commedie brillanti. Tutta la storia ruota intorno alle bizzarre invenzioni di colui che si fa chiamare “ ‘O professore “. Uno spettacolo condito con ironia e con quel velo di umorismo amaro con il quale si racconta la vita e i suoi problemi in un modo tutto napoletano di superare ogni momento buio con l’allegria e con l’arte di arrangiarsi. Eduardo Parascandolo, dei Marchesi Guastamacchia, filosofo di fuori ed imbroglione dentro, è detto “il professore” per la sua abitudine di predicare l’elogio della povertà, in quanto “il denaro è la rovina dell’umanità”. La commedia è impostata sulla filosofia del paradosso e il protagonista è il deus ex machina dell’astuzia e dell’imbroglio. A complicare il tranquillo scorrere della vita quotidiana l’annuncio di un’eredità dall’America l’annuncio di un’eredità dall’America al suo discepolo Vincenzino Esposito. Il professore allora, servendosi delle sue doti dialettiche, cambia la vita di Vincenzino, che vede i suoi debiti mutati in crediti ed inizia anche a stimare se stesso. E’ un gioco pirandelliano che porta la commedia ad un esilarante e lieto fine. Servono o non servono questi quattrini? È il denaro che non puó renderci felici o questa affermazione è un pretesto per vivere di espedienti rifiutando ogni responsabilità?
Un fatto però è certo: chi ha soldi viene considerato diversamenta da chi non li ha. E quindi chi è capace di far credere agli altri di averne è stimato e rispettato. L´autore attraverso la negazione dell´importanza del denaro, ne riafferma invece la necessità. In questo gioco “pokeristico” vince non il più ricco ma il più abile.


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