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Caro-prezzi, anche la pasta non sfugge agli aumenti

Il prezzo di un chilo di spaghetti è aumentato del 20% rispetto a settembre

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PIATTOCIVITAVECCHIA – È un periodo davvero nero per il consumatore medio italiano. Dopo l’aumento del prezzo del pane che si è registrato all’inizio del mese di ottobre, adesso è il turno della pasta, il cui prezzo è salito vertiginosamente in poco tempo. Da settembre ad oggi, ad esempio, una confezione di spaghetti è arrivata a costare anche il 20% in più. Secondo l’Antitrust, che ha avviato un’indagine a livello nazionale su un possibile accordo tra i produttori di pasta a scapito della concorrenza, l’aumento sarebbe ingiustificato visto che non corrisponderebbe a quello della materia prima che serve per realizzare la pasta, ovvero il grano. Quest’anno infatti il costo del grano è salito, ma solo dopo il calo drastico del 2005 che toccò il minimo storico. Nel mirino dell’Authority ci sono le più forti associazioni di categoria: l’Unipi, che riunisce 160 grandi imprese della pastificazione che detengono l’85% del mercato nazionale, e l’UnionAlimentari, cui fanno capo 2 mila piccole e medie industrie dell’agroalimentare.
Ad un aumento vertiginoso dei prezzi della pasta è corrisposto chiaramente un calo nel consumo del prodotto: nei primi otto mesi dell’anno si è registrata una diminuzione del 4,5% nella vendita, praticamente un chilo e mezzo di pasta mangiata in meno a testa.
Civitavecchia non ha fatto eccezione ed anche negli alimentari e supermercati della città le confezioni di rigatoni, fettuccine e bucatini sono vendute a costi maggiorati. L’aumento dei prezzi riguarda per la maggior parte dei casi le marche più note e in alcuni punti vendita ha toccato punte anche del 40-45%, quasi il doppio della media nazionale. C’è però discordanza tra quello che dichiarano i venditori e quello che raccontano i consumatori. Mentre i primi parlano di piccoli aumenti tra il 10% e il 20% e assicurano che la pasta resta comunque il prodotto più economico sul mercato, i secondi si lamentano per i prezzi raddoppiati su quello che è considerato un alimento irrinunciabile sulla tavola dei civitavecchiesi e cercano alternative all’acquisto, magari rivolgendosi ai discount e rinunciando alle grandi marche.
La situazione di giorno in giorno si fa dunque più difficile per coloro che non vogliono fare a meno degli alimenti tipici della dieta mediterraneo (pasta, pane, latte, tutti saliti di prezzo negli ultimi tre mesi), ma il cui portafogli non è aumentato di spessore, a causa del non adeguamento degli stipendi alle spese della vita quotidiana.

(S.Car.)


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