Dario Spirito e quell'addio scritto nel destino…
Il trasferimento di Dario Spirito dalla Civitavecchiese al Santa Marinella è stato circondato da un turbine di polemiche, ricordando (facendo le dovute proporzioni) il passaggio di Ronaldo al Milan con presidenti arrabbiati e tifosi delusi per la scelta di un civitavecchiese di cambiare aria e ‘‘passare al nemico’’ proprio in quella che deve essere la stagione del rilancio del Civitavecchia. A tu per tu il fantasista ormai ex nerazzurro non nega una certa amarezza, ma dà l’impressione di avere già stimoli molto forti per la nuova avventura.
Allora facciamo innanzi tutto chiarezza su questo trasferimento e sulle polemiche che ha innescato?
«Non credevo che andando via avrei sollevato un polverone tale….ma in un certo senso lo giudico un attestato di stima visto che il mio addio non è passto inosservato. Ciò che è invece mi rattrista sono le cattiverie dette sul mio conto, l’accusa di non essere stato corretto non è fondata. E’ vero che avevo dato la disponibilità alla società e al mister, ma è anche vero che per circa dieci giorni nessuno mi aveva fatto sapere nulla, se si esclude ciò che leggevo sui giornali. Un’altra società si è fatta avanti, io ho valutato l’offerta, ho pensato che poteva essere stimolante un’esperienza diversa e alla fine ho deciso di cambiare aria. E la prima cosa che ho fatto è stato avvertire Nicolucci e dunque la dirigenza».
Ma quanto ha influito in questa scelta il fatto che sia stata data la priorità ad altre riconferme?
«Non è stato decisivo, ma sinceramente ha alimentato questa situazione di incertezza che di fatto mi ha spinto a Santa Marinella».
Il suo è un addio rancoroso?
«Assolutamento no. Lascio molti amici e ne ritrovo altri a via delle Colonie dove fin dal primo impatto ho sentito una grandfe fiducia nei miei confronti: approdo in una società serie ad ambiziosa, un ambiente ideale per continuare a fare bene. Il derby? Beh non sarà una partita come tutte le altre… ma sono queste partite che rendono speciale il gioco del calcio».
Tra l’altro il destino la porta di nuovo lontano dal Civitavecchia.
«Sarà pure un caso ma alla fine mi ritrovo sempre la ‘‘Vecchia’’ come avversaria: primo era un rivale dei nerazzurri con la Gedila, ora lo sarò con il Santa Marinella».
La storia con la Gedila (poi Gdl e Civitavecchiese) è iniziata nel 2001 qual è il suo bilancio e soprattutto quali sono i ricordi più belli e più brutti?
«Saluto lasciando 93 gol (36 nelle ultime due stagioni, ndr) e spero anche un buon ricordo con la consapevolezza di aver dato sempre tutto in campo. Magari avrò commesso anche tanti errori, ma l’impegno e l’attaccamento mi fanno sentire la coscienza a posto. Facendo un bilancio di questa avventura le gioie sono più delle delusioni, anche se l’ultima, la retrocessione, è quella che brucia di più. I momenti più belli? la promozione in serie D con il titolo di capocannoniere e l’esordio in prima squadra: era il 2001 quando mister Monaldi mi fece subentrare all’infortunato Riccio nel derby al Fattori guarda caso con il Civitavecchia…».