<strong>''Mi ricandido solo se c'è Moscherini''</strong>
«Dietro il crollo di questa amministrazione c’è un regista che non è difficile da individuare». Così comincia la lunga arringa difensiva dell’ormai ex sindaco Gino Saladini, che, contornato da quasi tutta la sua maggioranza (assenti almeno gli assessori Michelli e Boncompagni e qualche consigliere), ha convocato una conferenza stampa per dire la sua sulle cause che hanno portato alla prematura conclusione della sua amministrazione. Un incontro al quale ha partecipato anche un manipolo di supporter, gli stessi davanti ai quali con voce rotta dall’emozione ha definito i quattro consiglieri di maggioranza dimissionari dei “killer politici ben addestrati”, facenti parte di una precisa strategia. Di registi, almeno all’inizio del discorso di Saladini ce ne sarebbero almeno un paio, così come due sono i fattori che hanno, secondo lui, determinato la fine dell’amministrazione, chiamati “M” e “B”. Ma mentre per il primo è chiaro il riferimento al commissario dell’Autorità Portuale Moscherini, sul fattore “B” Saladini non dice di più. Durante la conferenza torna poi più volte sul ruolo giocato dai consiglieri, sottolineando come «siano sei e non quattro, visto che non è meno colpevole chi e si è tirato indietro. Si tratta di cavalli di Troia, parte di una strategia, tessuta da qualcuno che evidentemente è stato più bravo di noi». A questo proposito Saladini è chiaro nel ritenere deprecabile quanto accaduto «sia perché abbiamo visto andare a braccetto, destra e sinistra, sia perché in questo modo si consegna di nuovo la città in mano ad un commissario».
Ma le principali sorprese il discorso dell’ex capo dell’amministrazione le riserva in merito ai progetti per il proprio futuro politico e di quello della maggioranza che si è trovato a guidare dopo le elezioni dello scorso anno. «Troppo presto per dire cosa accadrà» afferma laconico, rispondendo ad una domanda sulla propria candidatura, salvo poi però aggiungere che «qualora, come si vocifera in città, dovesse candidarsi il signor Moscherini, troverà già sul ring qualcuno pronto ad affrontarlo senza alcun timore, forte dei partiti che non mi hanno mai abbandonato e forte del mio progetto politico, nel quale credo fermamente, intendo quindi raccogliere il guanto di sfida».
Nessun mea culpa reale, da parte di Saladini, sebbene ripetutamente pungolato dalle domande dei giornalisti, solo una generica ammissione di eccessiva ‘‘ingenuità’’ e della propria attitudine «a credere troppo nella gente, salvo poi restare fregato». Ingenuità che lo stesso Saladini si riconosce in riferimento alla composizione della sua lista civica «che ho redatto insieme a Clemente Longarini e nella quale non sono riuscito ad evitare che si infiltrassero i professionisti della politica, che poi hanno alla fine trionfato magari promettendo posti di lavoro, a differenza delle tante brave persone che alla fine sono rimaste fuori. L’amministrazione è nata quindi minata da cavalli di Troia e quanto accaduto è stato accuratamente programmato. L’unica cosa della quale sinceramente mi rammarico è di non aver mandato tutti a casa quando ho avuto difficoltà a far passare la delibera sull’incompatibilità. Ma se qualcuno mi chiedesse – ha concluso Saladini – se la mia amministrazione ha pagato le conseguenze del grande ritardo della politica nella nomina del presidente dell’Autorità Portuale, non potrei che rispondere sì».
Mar. Set.