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Alla maggioranza serviva uno scossone

L'ex capogruppo della Lista Saladini Gianfranco Iacomelli spiega le ragioni della sua richiesta di dimissioni di Cerasa. «Non c'erano più le condizioni per una guida super partes dell'assemblea». Sul gruppo precisa: «Avevo informato quasi tutti. Ma nessuno sapeva cosa avevo deciso»

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di MARCO SETACCIOLI

All'indomani dell'inattesa richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio, avanzate durante l'ultima seduta della massima assise cittadina, l'ormai ex capogruppo della Lista Saladini Gianfranco Iacomelli si mostra determinato e certo di aver fatto la scelta giusta. Le conseguenze per la maggioranza potranno anche essere pesanti e questo il medico sportivo lo sa bene, «ma « afferma « uno scossone era indispensabile».

Perchà©?

«Perchà© c'è una città  intera in attesa di risposte concrete e noi così non siamo in grado di darne. Il Consiglio è paralizzato da questo clima di scontro e il nodo è evidentemente quello della presidenza».

Quindi lo ha fatto per salvare il Consiglio.

«Il Consiglio, il sindaco, la maggioranza e soprattutto la città . Sono convinto di aver fatto la cosa giusta ed il tempo mi darà  ragione».

Lei dunque condivide le critiche dell'opposizione.

«A mio parere non esistono i presupposti per garantire una conduzione equilibrata e super partes del Consiglio Comunale da parte di Tiziano Cerasa, tutto qui».

Si riferisce per caso al rinvio del consiglio sul porto?

«Se fossi stato in città  in quell'occasione glielo avrei detto immediatamente. In ogni caso quella decisione ha creato tensioni sia dentro che fuori della maggioranza».

A proposito di maggioranza, cosa cambia ora da parte sua?

«La mia fiducia nei confronti del sindaco è immutata, così come continuo fermamente a credere nel programma con il quale mi sono presentato agli elettori. La mia permanenza nella maggioranza non è in discussione».

E quella nella Lista Saladini?

«Naturalmente le mie affermazioni hanno indirettamente coinvolto anche gli amici del mio gruppo. Ma mi confronterò con loro e sono certo che capiranno e condivideranno le mie ragioni».

Alcuni di loro si sono detti ignari di tutto.

«Tutti tranne Di Gennaro (non sono riuscito a rintracciarlo) hanno partecipato ad una riunione nel mio studio, in cui ho spiegato le mie motivazioni. Non le hanno condivise e mi hanno chiesto di non farlo. Ho detto loro che ci avrei pensato, ma alla fine la mia decisione non è cambiata e loro lo hanno appreso in aula».

Perchà© non ne ha parlato prima in maggioranza?

«Per due motivi. Il primo è che non volevo che la mia scelta fosse oggetto di trattative. La seconda è che desideravo che la cosa avesse l'effetto maggiore possibile».

Qualcuno dice che le sue motivazioni sarebbero altre.

«Io non ho secondi fini e soprattutto non ho padroni, sebbene fossi sicuro che la mia posizione sarebbe stata strumentalizzata. Sono solito assumermi la responsabilità  di quello che faccio e mi sembra di averlo dimostrato. Sfido chiunque a dimostrare il contrario».


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