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«Terme, la città ha il diritto di sapere»

Intervista ad Alvaro Balloni, che propone l’istituzione di una commissione d’indagine: «Se non si completa il progetto, dovremo restituire alcuni milioni di euro all’Unione Europea. Qualcuno ci spieghi i misteri urbanistici della vicenda e chi sono i nuovi acquirenti dei terreni intorno»

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di MASSIMILIANO MAGRI’

«La situazione delle terme è scandalosa, la prossima settimana presenterò una interrogazione al Sindaco per sapere perché nessuno interviene, per impedire che tutta quell’area dove sgorga l’acqua dai pozzi di captazione diventi una palude, come sta accadendo. E soprattutto, per avere chiarimenti su aspetti ancora più importanti». Alvaro Balloni è un fiume in piena: i servizi de La Provincia sullo stato in cui versa l’area delle terme hanno risvegliato lo spirito battagliero del leader del polo civico, che sulle terme vuole andare fino in fondo.
Balloni, quali sono gli aspetti ‘‘più importanti’’ a cui fa riferimento?
«Fermo restando che la versione fornita al vostro giornale dal geologo Sessa, che si occupò delle trivellazioni per gli studi di captazione delle acque non mi convince, perché dovrebbe prima spiegare perché non si arrivò fino a oltre 600 metri di profondità, come previsto, intaccando invece la sacca d’acqua della Ficoncella e creando un danno che altri esperti hanno definito irreparabile, oggi è necessario chiarire fino in fondo la situazione giuridica dell’intricatissima vicenda terme».
«In campagna elettorale, il sindaco Saladini partecipò ad un comizio con l’assessore regionale all’Urbanistica, Pompili, durante il quale venne annunciato che un gruppo imprenditoriale di primaria importanza aveva acquisito i terreni dell’area termale. Ora, visto che in altre realtà, partite ben dopo Civitavecchia, il termalismo è già , tanto che se ne parla addirittura a Cerveteri, Vicarello, Canale Monterano, credo sia bene che il consiglio comunale e la città sappiano come stanno le cose».
A cosa si riferisce in particolare?
«Chiederò al sindaco, ad esempio, se corrisponde al vero che i neo-acquirenti farebbero capo ad una società che ha dichiarato di avere 3 milioni di euro di capitale sociale, mentre, ad operazione avvenuta, il patrimonio, appena aumentato, sarebbe stato ridotto di nuovo a 100.000 euro. Chiederò di sapere a che punto sia la transazione avviata dal Comune con l’imprenditore Mastrofini e che tipo di operazioni urbanistiche siano state compiute dalla precedente amministrazione per venire a capo della catena di fallimenti e per far rientrare l’ente locale in possesso dell’albergo e delle aree delle terme. Una operazione che peraltro non si è mai perfezionata per la resistenza di Mastrofini, con cui ancora si sta cercando un accordo».
In sostanza, le terme che avrebbero dovuto costituire un patrimonio pubblico, finora sono state soprattutto al centro di notevoli interessi imprenditoriali privati.
«E se non ci sbrighiamo, al danno sarà aggiunta la beffa: ci sono soldi pubblici da restituire all’Unione Europea, se il progetto non verrà completato. Per questo, visto che il sindaco ha già istituito alcune commissioni di indagine per avere un quadro chiaro su varie questioni, ritengo che il caso terme sia quello più urgente da sviscerare. Si sta facendo un gran parlare su Etm, si è scatenato un tiro al bersaglio sull’unica società partecipata dal Comune che, stando al bilancio, viene gestita in maniera efficiente, mentre si distoglie l’attenzione da altri problemi, come quello delle terme: c’è da ricostruire cosa sia avvenuto in questi anni, con società fallite a catena, aste, ricorsi ed altri affari che la città, dopo tutti questi anni in cui le terme non sono ancora state realizzate, deve conoscere».


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