Recuperiamo la cultura e l'anima di questa città
di GIANNI DE PAOLIS*
L'Associazione socio culturale IL TRITTICO, ha recentemente diffuso tra i componenti dell'Am-ministrazione comunale (dal Sindaco ai Consiglieri) una nota che a mio avviso dovrebbe essere oggetto di attenta riflessione.
L'argomento principale è riferito al restauro di Porta Livorno, uno degli accessi storici al porto, che grazie al sapiente intervento dell'Autorità portuale, bene si inquadra nel bellissimo scenario dello scalo monumentale (pure già in parte restaurato).
E' questo uno dei modi di integrazione (termine usato ed abusato in questi giorni) delle due entità che costituiscono Civitavecchia: La città ed il suo porto.
Ma è chiaro che il solo restauro e la conseguente riabilitazione delle strutture portuali, quelle sto-riche, non bastano per dare un aspetto importante alla nostra città . Occorre che anche la città abbia la convinta voglia di risorgere per riqualificarsi e per ricrearsi nei punti di riferimento che la plu-riennaria storia le ha dato.
Se pensiamo che Civitavecchia è forse l'unica città al mondo che non ha ricostruito nulla di quanto la guerra ha distrutto, non possiamo lamentarci oggi se il porto va avanti per suo conto nell'opera di riqualificazione che comunque coinvolge ed interessa tutti i cittadini.
Oltre alla Darsena Romana ed agli edifici che la circondano, insieme al non ricostruito (per ora) Arsenale del Bernini, che fanno parte del patrimonio portuale, nella città occorre far rinascere qualche riferimento che, ricollegandoci al passato, possa alimentare l'attuale flebile memoria storica.
Giusta, quindi, appare la richiesta di conferire all'antica Piazza d'Armi (Piazza Calamatta per gli odierni) l'aspetto e la funzione che avevano prima delle distruzioni belliche, per dare all'osservatore la possibilità di vedere la stessa bellezza anche guardando dal fronte opposto, da terra.
Bisognerebbe riesaminare la sorte della Rocca, barattata nel dopo guerra, in cambio della Piazzetta Santa Maria, ed avviare un serio pensiero sulla necessità di ricostruirla, almeno in parte, previa de-molizione dalla costruzione realizzata all'ingresso del porto (che oggi si chiama Casa S. Fermina), proprio in prossimità di Porta Livorno, che non ha alcuna identità ne è possibile adattarla a nessuno stile urbanistico conosciuto.
In passato, qualcuno, sentito sull'importanza di ricostruire la Rocca, ne escluse la possibilità addu-cendo che si sarebbe trattato di un falso storico.
Senza entrare in particolari basterebbe citare l'Abbazia di Monteccasino che, se non erro, è stata ri-costruita per quattro volte dopo altrettante distruzioni (l'ultima delle quali proprio a seguito dei bombardamenti durante l'ultimo conflitto mondiale), oppure più recentemente Dresda ed altre città della Germania che hanno subìto bombardamenti analoghi a quelli nostri, che pian piano hanno rie-dificato (e lo stanno ancora facendo) le città così com'erano, senza suscitare alcuno scandalo o ri-provazione da parte di nessuno, nemmeno dai puristi dell'urbanistica e dell'arte.
Bene, cominciamo con Piazza Calamatta!
Poi, siccome l'appetito vien mangiando, chissà che non arriveremo a pensare a qualche altra opera che possa aiutarci a ricostruire la nostra Cultura e la nostra Anima, ancora in buona parte soffocate sotto le macerie del 1943.
In questa azione sarà determinate il pensiero e la volontà di chi governa, le sostanze si possono sempre trovare (Porto, ENEL, Europa, Beni culturali, Regione, Banche, Assicurazioni'¦). Basta volerlo.
*Capogruppo Il Risveglio