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Scoperta evasione Iva di 12 milioni su prodotti hi-tech

Scoperta evasione Iva di 12 milioni su prodotti hi-tech

Blitz della Guardia di Finanza di Fiumicino e Roma. Nove denunce. Sequestrati conti correnti e immobili per oltre 16 milioni. Il sodalizio li vendeva e reinvestiva denaro sottratto all'erario  

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FIUMICINO – Avevano piazzato in tutta Italia partite di prodotti elettronici ed informatici, evadendo l’Iva per circa 12 milioni e reinvestendo i proventi in immobili, che venivano trasferiti poi in una società ‘pulita’ sotto il loro controllo. Sono 9 le persone denunciate, di cui una in stato di arresto, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, che ha anche provveduto al sequestro di conti correnti e immobili di pregio a San Felice Circeo e Sonnino (Latina) e a Roma per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro. Articolato il sistema di frode all’Iva comunitaria messo in piedi da un sodalizio composto anche dai membri di una stessa famiglia, che aveva costituito sei società, spiega un comunicato delle Fiamme Gialle. Da paesi dell’Ue e da San Marino acquistavano all’ingrosso partite di prodotti hi-tech e le mettevano sul mercato a prezzi estremamente competitivi, grazie alla mancata presentazione delle dichiarazioni annuali dei redditi, dell’Iva e dell’Irap ed al versamento delle imposte. L’indagine, coordinata dal pm della procura di Roma, Stefano Fava, ha fatto piena luce sulle attività illecite dell’organizzazione, capeggiata da un uomo, C.P., dichiarato fallito con sentenza del Tribunale di Roma nel 2002. Questi aveva messo alcuni parenti come “teste di legno” alla guida delle società coinvolte. Dagli accertamenti delle Fiamme gialle della Compagnia di Fiumicino, “resi difficili dalla mancanza di tutta la documentazione amministrativo-contabile fatta sparire per impedire la ricostruzione del giro d’affari”,  è emerso, oltre l’occultamento al fisco di ricavi per circa 64 milioni di euro, che i proventi degli affari venivano reinvestiti nell’acquisto di immobili che venivano ritrasferiti di volta in volta a società di comodo e, infine, fatti confluire in una società pulita, di cui la moglie del dominus era la socia maggioritaria. Anche in questo caso, veniva utilizzato un espediente ingegnoso al fine di evadere l’Iva sui trasferimenti degli immobili: bastava dichiarare, negli atti di compravendita, che l’oggetto sociale era l’acquisto e la rivendita di immobili e che gli stessi sarebbero stati venduti entro tre anni dalla data di acquisto. (a.r.)


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