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«Niente case nell’area Italcementi»

«Niente case nell’area Italcementi»

Intervista a Enrico Luciani: «Basta con le speculazioni in una città con 1000 appartamenti invenduti. Facciamo una smart city invece dell'ennesima speculazione». Il vice sindaco: «La nostra proposta è di destinare quella zona a centro direzionale e attività collegate al porto, in piena sintonia con la politica regionale, riducendo i volumi di residenziali al massimo al 10%. Non è nostra intenzione rompere la maggioranza, ma non accettiamo neppure imposizioni che non sono nell’interesse dei cittadini»

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CIVITAVECCHIA – Su un punto Pd e Sel sembrano essere d’accordo: la soluzione della questione Italcementi è strategica per il futuro della città. E va trattata come tale, a partire dalle conseguenze politiche che potrebbe avere la divergenza sulle strade da intraprendere.
In particolare, il vice sindaco Enrico Luciani appare irremovibile, partendo da una premessa che l’esponente di Sel sottolinea più volte nel corso dell’intervista: «Noi chiediamo di sospendere l’iter della delibere per riflettere e valutare le proposte alternative, che peraltro sono in perfetta sintonia sia con i programmi di sviluppo delle Smart Cities del Presidente Nicola Zingaretti, sia con la strategia di crescita in parallelo città-porto che proprio il Sindaco Tidei sta giustamente promuovendo fin dall’inizio del mandato. Allora, mi chiedo, perché tanta rigidità nell’imporre un nuovo quartiere alle spalle del porto? Il nostro non è un volersi mettere di traverso a tutti i costi, o un cercare il casus belli. Poniamo queste riflessioni sventolando un ramoscello di ulivo. Ma sia chiaro che per cambiare posizione dovranno convincerci della necessità e della bontà della loro soluzione. E non credo sia possibile».
A Luciani non piace quasi nulla di quanto fatto finora, a partire dall’approccio con Italcementi: «E’ una questione annosa – spiega il vice-sindaco – che purtroppo non ha visto negli anni la soluzione di cui la città necessita. La presenza dell’azienda di Bergamo in 120 anni ha significato lavoro, ma anche lotte per il lavoro, occupazione di territorio, inquinamento e morte. Silicosi e amianto fanno sì che sia Italcementi ad avere un debito nei confronti della città e non certo il contrario. Qualcuno forse se ne è dimenticato. Ma non certo noi. Come non ci dimentichiamo degli 11 lavoratori licenziati in tronco e rimasti senza lavoro. E la città che deve farsene carico».
«Per questo – prosegue Luciani – sono convinto che l’approccio con l’azienda dovrebbe essere proprio questo: dalla bonifica del sito, in attesa della sua completa rimozione dal cuore della città. Invece, il Comune appare una controparte debole nel protocollo d’intesa». Ma in Giunta c’è anche il suo voto…
«Confesso di essere stato preso di sorpresa perché ero rimasto sulla posizione originaria: il Comune avrebbe dovuto vendere Fiumaretta all’Autorità Portuale per acquistare Italcementi. Il reale obiettivo da raggiungere, a mio avviso, essendo quella un’area di pregio a ridosso del porto, è la totale esclusione dei volumi residenziali, che al massimo potrebbero essere ridotti ad un 10% residuale, ai lati delle superfici pubbliche e private, da destinare a centro direzionale, attività commerciali, un ulteriore campus universitario collegato al mare e al porto, il tutto a corollario delle attività portuali. E’ chiaro che un progetto del genere non lo realizzerà certo Italcementi. Allora bisogna arrivarci attraverso l’esproprio da parte del Comune con fondi da reperire con la vendita di Fiumaretta, con l’attivazione di finanziamenti regionali, in piena sintonia con il progetto di nuove città del Presidente Zingaretti. Penso ad un concorso di dee delle università per una vera Smart City. Basta con le speculazioni edilizie, in una città con oltre 1000 case sfitte e invendute. Il messaggio che lancio alla maggioranza è un messaggio di pace: bloccare la delibera è necessario per andare in una direzione diversa che di certo non è in contrasto con il programma e gli obiettivi del patto di maggioranza, che certo Sel non vuole rompere. Ma al tempo stesso non accettiamo neppure imposizioni che non sono nell’interesse della città. E il partito è concorde su questa linea ai massimi livelli, regionali e nazionali».


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