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Marongiu assolto, ora si torna a ragionare di assessorato

Intervista all'architetto ex delegato al Demanio che, dopo anni di procedimento giudiziario, tira un sospiro di sollievo. "Ero consapevole di non aver mai commesso nulla di irregolare". La delega, sempre rimasta vacante, potrebbe tornare nelle sue mani

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di GIAMPIERO BALDI

SANTA MARINELLA – Dopo aver temuto per mesi di dover espiare una condanna di un anno inflittagli dalla Corte D’Appello di Roma per una vicenda che lo riguardava dal punto di vista professionale, l’architetto Roberto Marongiu si è visto annullare la sentenza di secondo grado dalla Corte di Cassazione ed ora si dice molto più risollevato. L’ex assessore al Demanio, dopo sette anni e mezzo di calvario gioisce per la positiva conclusione del procedimento che lo ha interessato.
Lei lo sa che forse è tra i pochi cittadini della nostra città a essere arrivato fino alla Suprema Corte di Cassazione?   
“No, non lo sapevo – risponde Marongiu – è stata comunque un’esperienza, quel primo ottobre ho avuto la sensazione di essere al cospetto di un’istituzione che funziona, attenta alle ragioni del singolo individuo”.
Il suo ricorso in Cassazione su quali motivi è stato fondato?
“Il ricorso è stato fondato su veri motivi di diritto e non su elementi meramente procedurali, quindi un ricorso basato a dimostrare la totale assenza di azioni illecite, un motivo in più per essere soddisfatto.
Era sicuro che la Suprema Corte di Cassazione annullasse la sentenza della Corte d’Appello di Roma? 
“Io, al pari di mio padre Salvatore, di Claudio Gentili e della signora De Meo, all’epoca dei fatti tutti imputati, ero a posto con la coscienza, consapevole di non aver mai commesso nulla d’irregolare e quindi certo di un annullamento di quella sentenza negativa, l’unico timore era costituito dalla statistica dei ricorsi trattati dalla Cassazione penale italiana”.    
Cosa intende per statistica della Cassazione penale?
“I miei legali mi avevano anticipato alcuni giorni prima della pubblica udienza che la Cassazione penale dichiara inammissibili circa 120-140 ricorsi al giorno ove, per inammissibili, è da intendersi la non conformità del ricorso alle ipotesi tassative previste dall’art.606 del Codice di procedura penale, ciò specificato dei ricorsi ritenuti ammissibili solo un ricorso ogni dieci viene accolto con l’annullamento della sentenza del giudice d’appello. Questi numeri erano preoccupanti, ma ero comunque sicuro che un’attenta lettura dei nostri ricorsi avrebbe comportato la conseguente ammissibilità con successivo annullamento della sentenza del giudice dell’appello, come poi accaduto”.
Cosa l’ha più colpita dell’udienza in Cassazione?
“Innanzitutto la relazione del Giudice relatore della Cassazione, che con estrema precisazione ha ricostruito l’iter procedurale, poi l’intervento della pubblica accusa, ovvero del Procuratore aggiunto presso la Corte di Cassazione il quale, al termine della sua arringa, ha richiesto per diverse motivazioni ai giudici della Corte di Cassazione di annullare la sentenza dell’appello. Colgo ancora una volta l’occasione per ringraziare i miei legali, il Prof. Giuseppe Gianzi e l’avv. Salvino Mondello per l’altissima professionalità operata nella ricostruzione dei singoli fatti amministrativi del permesso di costruire in causa, che ha evidenziato la giustezza degli stessi e la totale assenza di qualsiasi azione illecita”. Pari ringraziamento lo rivolgo all’avv. Sara Vincenzi dello studio Gianzi, che ha collaborato fattivamente con i predetti.  

Ora che il processo è definitivamente concluso, cosa prova?
“Da sempre svolgo la libera professione, nel rispetto delle regole e delle norme e questo processo non mi apparteneva proprio e lo ritenevo ingiusto. Il giudice di prime cure al Tribunale di Civitavecchia aveva svolto un lavoro attento, puntuale e scrupoloso e dopo tredici pubbliche udienze mi aveva assolto perchè il fatto non sussiste per l’abuso d’ufficio e perchè il fatto non costituisce reato per l’abuso edilizio, mentre la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza del Tribunale di Civitavecchia. Ero certo che la Suprema Corte di Cassazione avrebbe rimesso tutto in ordine riconoscendo le mie ragioni e l’assoluta liceità del permesso di costruire. Il tempo è galantuomo e la verità emerge sempre. Finalmente la Cassazione ha fatto giustizia”. 
Lei, all’epoca, si era dimesso dall’incarico di assessore è stato contattato dal Sindaco Bacheca?
“Si certamente, mi ha telefonato facendomi i complimenti e confermando la fiducia e la stima che ha sempre riposto in me”.
Le ha riproposto di riprendersi il suo assessorato?
“Abbiamo parlato della causa appena terminata, del resto non credo che sarebbe stato il momento dopo sette anni e mezzo di processo. Quello che più contava per me era stare accanto alle persone che hanno giustamente creduto in me, quindi Bacheca non è andato oltre i commenti a caldo sul termine di questa procedura. Rammento solo che a seguito delle mie dimissioni non ha provveduto a nominare altri al mio posto, poiché, come ha dichiarato anche pubblicamente, attendeva la conclusione del mio processo non avendo mai dubitato della mia innocenza e in caso di annullamento mi avrebbe riconsegnato l’incarico lasciato appositamente vacante”.


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