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Autorizzazione paesaggistica per tende e tavolini

Autorizzazione paesaggistica per tende e tavolini

Il Comune chiede l’acquisizione dell’autorizzazione paesaggistica per l’occupazione del suolo pubblico entro 300 metri dal mare. Grasso (La Svolta): «Assurdo pensare che debba intervenire la Soprintendenza. Necessario rivedere tutta la questione dehors, così si uccidono commercio e turismo»

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CIVITAVECCHIA – Spariti i dehors, per le attività commerciali cittadine, come bar e ristoranti, rimangono le tende, gli ombrelloni, i tavolini e le sedie. Ma a quanto pare ospitare i clienti all’aperto sta diventando sempre più difficile. Una rigida interpretazione della normativa da parte dell’ufficio Commercio del Comune, imporrebbe il rilascio di autorizzazioni paesaggistiche, da allegare alla richiesta dei rinnovi per l’occupazione del suolo pubblico, come comunicato con una nota a firma del dirigente del Commercio, Valeria Michelli.
«Siamo all’assurdo – commenta il capogruppo della Svolta Massimiliano Grasso -. In un momento di crisi come questo il Comune, anziché cercare di incentivare il commercio e le attività produttive pare quasi che le studi tutte per creare ostacoli, inserire nuovi balzelli o rendere ancora più difficile la vita di imprenditori e operatori, con comunicazioni spesso volutamente generiche o incomprensibili, ed interpretazioni di norme che sfociano nel grottesco. In questo caso, infatti, ci sono ristoratori e bar che non sanno cosa fare, visto che di fatto si chiede loro di acquisire preventivamente l’autorizzazione paesaggistica per tavoli, sedie e tende o ombrelloni. Una autorizzazione che la Soprintendenza di solito esamina e rilascia dopo una istruttoria che dura alcuni mesi e costa diverse centinaia di euro e che riguarda strutture e realizzazioni un ‘‘pochino’’ più importanti di un tavolino o di una panchina. Presenterò una interrogazione urgente per sapere se questa interpretazione della norma degli uffici comunali sia corretta e se ci sia modo di non uccidere definitivamente il commercio locale».
Il problema riguarda la maggior parte degli esercizi commerciali, vista l’interpretazione restrittiva del «conforme parere dell’Ufficio Legislativo della Regione Lazio» recepito dal Pincio e che a questo punto dovrebbe applicarsi a tutte le occupazioni temporanee di suolo privato, pubblico o ad uso pubblico, anche per un periodo inferiore ai 120 giorni, nel raggio di 300 metri dal mare.
L’assurdo è che una cosa del genere accade solo a Civitavecchia, mentre negli altri comuni del litorale si continua ad operare come in precedenza.
Inoltre, come se non bastasse, la conclusione della nota dell’Ufficio Commercio è perentoria: «Poiché il rilascio del titolo autorizzativo, per il posizionamento del dehors (è sufficiente una tenda o un ombrellone a far diventare tavoli e sedie dei dehors, ndr) è subordinato alla preventiva acquisizione dell’autorizzazione paesaggistica, la mancata indicazione degli estremi identificativi della stessa comporterà la dichiarazione di inammissibilità dell’istanza».
Come dire, cari ristoratori ed esercenti che vorreste provare ad uscire dalla crisi, anche facendo entrare nelle casse del Comune qualche soldo in più per l’occupazione del suolo pubblico, mettetevi l’anima in pace, che ai turisti bisogna far trovare un bel deserto.


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