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Una poesia per il fontanile di vicolo della Scaletta

Santa Marinella. Realizzata dal poeta locale Giovanni De Paolis per sensibilizzare la cittadinanza al rispetto del monumento. Il manufatto per lungo tempo è stato meta di extracomunitari

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S. MARINELLA – Nel progetto esecutivo per l’allargamento del ponte ferroviario di via Valdambrini, c’è un aspetto che riguarda il famoso ‘‘fontanile’’ di Vicolo della Scaletta, considerato un monumento per la città di S. Marinella. Il manufatto, costruito dalla popolazione di allora nei primi del ‘900, era utilizzato come una specie di lavanderia in quanto, non potendo contare sull’acqua in casa, centinaia di residenti si recavano al fontanile per lavare i panni. Con il tempo, questa struttura è caduta nel degrado, e nei giorni scorsi il problema era stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica da un gruppo di residenti della zona che da tempo ravvisavano la presenza di stranieri che vi bivaccano nei pressi. Gli extracomunitari, non solo utilizzavano il rubinetto dell’acqua per lavarsi, ma ciò che ha offeso la sensibilità civica degli abitanti, è che questi stranieri facevano i loro bisogni fisiologici all’interno della struttura. Per sensibilizzare la cittadinanza, il poeta locale Giovanni De Paolis, ha dedicato al fontanile una poesia. «Vedo in televisione tanti documentari, che parleno di usanze e tradizioni, de cose e de persone co argomenti vari, ce spiegheno i motivi e le raggioni, de tutte st’attenzioni. A Santa Marinella c’iavemo quella cosa, cadè meravigliosa, in quanto c’ha na storia tanto bella, qual è quer funtanile che stamo maltrattanno in modo vile. C’è dentro un campionario de scarti e de schifezza, barattoli e robaccia in quantità, nun faccio l’inventario, ma c’è tanta monnezza che pe fa schifo ne basta na metà. Chi ce deve penzà?. Nfamo finta de gnente e damo mpo de gloria a questo angolo de storia, c’ha levato la sete a tanta gente e ner quale per anni le nostre madri c’hanno lavato i panni. Io le vedo ancora cor bagnapiedi in testa, portato in equilibrio come gnente, venivano a bonora pure si adera festa, per far bucato nsieme allegramente. Me risonino in mente quelle belle canzoni che cantaveno loro facennose rcoro, lavaveno lenzoli e pantaloni. Curamo sti ricordi e nun penzamo solamente ai sordi. Nun se pretenne mica na somma eccezionale se chiedi più rispetto pe sta cosa, che cià na storia antica perché fa tanto male, er vedè sta maniera vergognosa rivoltante e pietosa, er tremendo disgusto che ce far gran porcile dentra’r quer fontanile. In conclusione nun è bello e giusto usà sto trattamento a chi merita d’esse un monumento».


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