Pecci messo alla porta dal Città di Cerveteri
di GABRIELE TOSSIO
Dispiace vedere un calciatore dover smettere a febbraio perché la legge non lo tutela e la società di appartenenza magari lo mette alla porta, costretta, dalla presunta impossibilità, di mantenere gli accordi presi ad inizio stagione. Protagonisti di questa storia sono Christian Pecci e il Città di Cerveteri. Pecci era reduce da un brutto infortunio, la società verdazzurra gli è stata accanto durante la riabilitazione, poi la fine del tunnel medico per la punta viterbese, condita da 3 reti in spezzoni di match, che messi insieme fanno 6 gare. Fin qui tutto bene, poi la fine del rapporto tra la società etrusca e Pecci, una decisione presa dalla dirigenza di via Settevene Palo. Adesso il ragazzo non potrà più giocare a calcio fino al prossimo anno, naturalmente non percepirà più il compenso stabilito con la proprietà etrusca (oneroso, poichè si tratta di un giocatore di livello). Solidarietà a Pecci giunge anche da Orbetello, dove risiede il l’ex capitano del Città di Cerveteri Diego Di Chiara, ora pedina extra-lusso e punto di riferimento del glorioso club toscano dell’Orbetello, attualmente terzo, nel campionato di seconda categoria. «La vicenda Pecci mi fa venire rabbia, anche io che, con mio padre ho dato molto alla piazza etrusca non ho ricevuto un trattamento di cortesia alla fine, anzi, ma va bene così. Il calciatore dilettante non è tutelato, servirebbe più serietà però da parte delle società, poiché la legge è ridicola per noi giocatori». È già, poiché col mercato chiuso, gli svincoli chiusi, la parola vale come un contratto, forse di più, dovrebbe in teoria. Intanto Pecci, che aveva chiesto rassicurazioni a dicembre (periodo degli svincoli) alla dirigenza etrusca circa il suo futuro, resta, suo malgrado, a spasso.