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Alitalia e Pompei, l'attacco di Renzi ai sidacati

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ROMA- Renzi attacca duramente i sindacati, a meno di 24 ore dallosciopero di Alitalia (cancellati 60 voli) e dall’assemblea dei lavoratori di Pompei che ha tenuto migliaia di spettatori fuori dai cancelli chiusi. «Vedere che dopo tutto il lavoro fatto per salvare il sito e quindi i posti di lavoro a Pompei un’assemblea sindacale blocca all’improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell’azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male».Il premier interviene così – attraverso la sua e-news – sui temi caldi delle ultime ore. «Intendiamoci, per evitare le polemiche di domani: nessuno mette in discussione il diritto all’assemblea sindacale o allo sciopero. Sono diritti sacrosanti. Ma c’è anche bisogno di buon senso e di ragionevolezza, di responsabilità e di rispetto. In un momento come questo tenere migliaia di turisti venuti da tutto il mondo, sotto il sole per un’assemblea sindacale a sorpresa significa volere il male di Pompei. Significa fare il male di Pompei. Io non ce l’ho con i sindacati. Ma se continua così dovremo difendere i sindacati da se stessi. L’assemblea di ieri a Pompei, in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa. Continueremo a lavorare per Pompei, nonostante loro».Quello su Pompei e Alitalia non è stato l’unico intervento oggi di Renzi. Rispondendo ai lettori dell’Unità nella rubrica «Caro segretario», il premier aveva toccato molti temi dell’attualità politica: «Supereremo di nuovo il 40%»; «la sinistra taglia le tasse e non i servizi»; «sì al confronto con i sindacati, no a diritto di veto».«Il Pd non è (più) il partito delle tasse» sottolinea il premier e segretario del Partito democratico. Perchè, spiega, «in Italia essere di sinistra significa tagliare le tasse senza tagliare i servizi». Sul fisco Renzi chiarisce e ribadisce quando detto all’assemblea del partito di Milano: «Bisogna abbassare la curva del debito. Non si può far pagare sempre alle nuove generazioni. Dobbiamo sbloccare i cantieri. Non basta citare Keynes nei convegni, bisogna che i lavori (pubblici e privati) siano effettuati. Questo aumenterà la crescita. Nel 2014 abbiamo ridotto le tasse a chi guadagna meno di 1.500: gli 80 euro, quasi mille euro all’anno. Nel 2015 abbiamo ridotto il costo del lavoro». Nel 2016 «cancelleremo le tasse sulla prima casa». Nel 2017, prosegue, «ridurremo ancora le tasse sul lavoro (Ires e Irap). E nel 2018 sarà la volta degli scaglioni Irpef». Intanto, sottolinea, la «battaglia contro l’evasione è sempre più efficace»: nel primo anno di governo, il 2014, «abbiamo già aumentato del 7% gli introiti strappati all’evasione». Sulle questioni del lavoro il premier aggiunge: «Non abbiamo escluso di trovare soluzioni concordate con il sindacato: è solo che non ci siamo riusciti. Il tempo dirà se sul jobs act avevamo ragione noi o i sindacati: per adesso registro un aumento di nuovi posti di lavoro e di stabilizzazioni. E ne sono felice», prosegue Renzi che sottolinea: «Quando è possibile noi siamo in prima linea al fianco dei sindacati, come ieri con la risoluzione della vicenda Whirlpool. Ma se su alcune cose non siamo d’accordo non lasciamo a loro il diritto di veto. Se siamo convinti andiamo avanti». Le divisioni nel Pd. Quanto alle divisioni interne, il premier è convinto che «le piccole scissioni non servono. A nulla e a nessuno». E annuncia che entro l’anno «faremo una grande assemblea dei circoli» del Pd.  In materia di immigrazione  per Renzi. a  legge migliore è stata «la Turco-Napolitano fatta dall’Ulivo nel 1997», spiega rispondendo a chi lo sollecita a riformare la legge del 2002, la cosiddetta Bossi-Fini. «Ora affrontiamo l’emergenza».


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