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Processo Capitani: tutti condannati

Processo Capitani: tutti condannati

Terminato il processo di primo grado per la morte del giovane operaio a Tvn

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CIVITAVECCHIA – Tutti condannati i sette imputati di omicidio colposo, chiamati a rispondere della morte di Sergio Capitani, il giovane operaio della ditta Guerrucci vittima del tragico incidente avvenuto nell’aprile 2010 all’interno della centrale Enel di Tvn. Il ragazzo venne investito da un fortissimo getto di acqua mista ad ammoniaca mentre stava tentando di disostruire una conduttura. Questa mattina, a conclusione di un lungo e tortuoso dibattimento, il giudice Francesco Filocamo ha accolto di fatto le richieste della Procura, condannando ad un anno e mezzo Nicola Bracaloni ed Ivano Ruggeri, in quanto responsabili della centrale. Un anno invece per Francesco Sotgiu, responsabile del servizio prevenzione e protezione della stesso impianto Enel, Sergio Cappelletti, responsabile delle pulizie industriali sempre della Spa, Luigi Stampella, capo turno di quel giorno e sottoposto di Cappelletti, Michele Petito, assistente alla linea su cui stava lavorando Capitani e Vincenzo Trippanera, capo squadra di Capitani e quindi della Guerrucci. Riconosciute le attenuanti generiche legate anche al buon comportamento processuale degli imputati e disposta la sospensione della pena per tutti. Novanta giorni poi per il deposito delle motivazioni; poi gli avvocati difensori dei sette imputati valuteranno la possibilità, che sembra essere scontata, di ricorrere in Appello. Soddisfazione, invece, da parte dell’avvocato Davide Capitani, che ha assistito la famiglia di Sergio, di cui tra l’altro era cugino. La sua è una lettura più ampia della sentenza emessa dal Tribunale di Civitavecchia, che guarda oltre il mero dato dell’entità della condanna. «Una sentenza – ha commentato a caldo il legale, al termine dell’udienza – che conferma inequivocabilmente come la responsabilità grave per l’omicidio di Sergio Capitani sia da attribuire a tutti coloro che avevano responsabilità all’interno della centrale, dal direttore dell’impianto all’epoca dei fatti all’ultimo caposquadra che intervenne sul posto. Non stiamo quindi a guardare l’entità della pena, perché in questi casi sappiamo che nessuno va in carcere». La difesa della famiglia ha ribadito come, alla base di tutto il procedimento, vi sia un incidente probatorio ‘‘che pesa come un macigno’’ e che ha portato di fatto alla condanna di tutto il sistema della centrale. «Sul territorio è la prima volta che si arriva ad un risultato del genere. Come famiglia, indubbiamente – ha concluso Capitani – siamo soddisfatti di questa pronuncia».


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