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Gay cattolici: «Basta barricate, Family Day sia luogo di incontro»

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«Basta con le barricate: noi omosessuali cattolici desideriamo che la chiesa riscopra la sua natura di casa per tutti. Che non sia un luogo dove avvengano scontri, ma incontri». A dirlo all’Adnkronos è Andrea Rubera, portavoce di ‘‘Cammini di speranza’’, la prima associazione nazionale dei cristiani lgbt italiani, nata con l’obiettivo di fare rete tra persone omosessuali insieme ai loro genitori, figli e parenti. «Bisogna riscoprire il valore delle piazze – fisiche e virtuali – come luoghi di incontro e non dove si erigono muri contrapponendo visioni di vita differenti», aggiunge Rubera, sposato (in Canada) dal 2009 con Dario, suo compagno di vita da 30 anni. La coppia ha tre figli, una bambina di 4 e due gemelli di 2 anni.
Riguardo al Family day Rubera si dice «preoccupato». «Mi interrogo in particolar modo sul fatto che una manifestazione come quella di sabato prossimo avvenga nell’anno del Giubileo della Misericordia, un anno che dovrebbe essere dedicato alla riconciliazione, alla volontà di costruire ponti, creare spazi in grado di accogliere tutti piuttosto che tirare su muraglie come stanno facendo coloro che scenderanno in piazza al Circo Massimo, mettendosi in contrasto con un’altra parte della società», aggiunge Rubera.
Alla vigilia del Family Day, spiega Rubera, ‘‘Cammini di Speranza’’ lancerà una campagna di storytelling (#chiesaascoltaci): sui social network saranno pubblicate le lettere-appello di persone cattoliche gay o lesbiche. «Sono quelle persone che ci metteranno la faccia, perché la chiesa diventi finalmente casa per tutti, capace di inclusione e accoglienza», precisa.


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