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Omicidio Vannini: tutti rinviati a giudizio

Omicidio Vannini: tutti rinviati a giudizio

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LADISPOLI – Tutti rinviati a giudizio. Si apre il processo per Antonio Ciontoli, Maria Pezzillo, Martina  e Federico Ciontoli e per Viola Giorgini. Poco dopo le 16 il gup si è pronunciato dopo l’udienza preliminare presso il tribunale di Civitavecchia sull’omicidio di Marco Vannini apertasi stamane alle 9.

Presenti in aula i componenti della famiglia Vannini con i loro legali, compreso l’avvocato Coppi.

Per la prima volta oggi in aula è comparso  Antonio Ciontoli, che è entrato a palazzo di giustizia in sicurezza, da un ingresso secondario. Ciontoli, accusato di omicidio volontario,  ha sempre raccontato di aver fatto partire un colpo dalla sua arma accidentalmente. Un colpo che ha ferito Marco Vannini, morto ore dopo al Pit di Ladispoli.

Antonio Ciontoli ha seguito l’udienza in mezzo ai suoi legali, con  lo sguardo basso ben lontano dai Vannini, come raccontato dallo zio di Marco, Roberto Carlini.

Incisiva la requisitoria del pm Alessandra D’Amore che ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque, alla quale si è aggiunta poi l’arringa dei legali dei Vannini.

Intorno alle 11, a spezzare l’attesa è stato proprio lo zio di Marco Vannini, Roberto Carlini che uscendo dall’aula si è intrattenuto a parlare qualche minuto con i giornalisti. 

“Noi non cerchiamo vendetta – ha detto Roberto Carlini – vogliamo solo giustizia. Queste persone ci hanno rovinato la vita, questo sì, perché eravamo una famiglia felice. Però non cerchiamo vendette ma solo giustizia. Ciontoli? Non ha mai alzato lo sguardo dal banco, non ci ha guardato. Siamo soddisfatti della requisitoria del pm che è stato molto incisivo, così come dei nostri avvocati”.

Poco dopo è stata la signora Anna, zia di Marco, ad uscire dall’aula, addolorata per le dichiarazioni ascoltate.

Intorno alle 14 si è conclusa l’udienza preliminare con il gup che si è ritirato in camera di consiglio. Poco dopo le 16 è arrivato il pronunciamento con la richiesta di rinvio a giudizio.

Nella scorsa udienza, quella del 9 febbraio, erano state accolte le istanze di costituzione di parte civile, tra cui anche quella di Alessandro Carlini, il cugino di Marco.

L’obiettivo, come dichiarato dai Vannini nelle recenti interviste rilasciate al quotidiano La Provincia era proprio il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, al fine di “fare luce sulla verità durante il processo”, il quale dovrà stabilire le responsabilità che nella notte del 17 maggio portarono alla tragica morte del povero Marco.

Le accuse più pesanti ricadono sui membri della famiglia Ciontoli. Per loro l’accusa mossa è di omicidio volontario, mentre per Viola Giorgini, fidanzata di Federico, l’accusa è di omissione di soccorso.

Tutti e cinque  erano presenti in quella casa in via De Gasperi a Ladispoli, e conservano la verità sull’accaduto. Una verità che però è macchiata dalle diverse versioni raccontate al pm D’Amore durante gli interrogatori. Diverse le contraddizioni poste daAntonio Ciontoli che ha raccontato almeno due versioni così come diverse sono le versioni di Martina.

Con il pronunciamento del gup sul rinvio a giudizio parte il processo che secondo l’auspicio della famiglia Vannini dovrà riportare la giustizia per quanto accaduto a Marco.

L’assenza di qualsiasi carcerazione ha alimentato forte il sentimento dell’opinione pubblica di tutta Italia, che sta seguendo con apprensione vicino ai Vannini il caso di Marco.

Fuori dall’aula sono intervenuti anche i legali della famiglia Ciontoli. L’avvocato Pietro Messina ha contestato la ricostruzione del pubblico ministero. “Le perizie ed il tappeto processuale danno una situazione completamente diversa da quello che emerge e comunque dalla ricostruzione del pubblico ministero. Dalla ricostruzione del pm non emergerebbe l’elemento soggettivo che semplifica quindi la situazione”.

 


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