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Papa Francesco: «No ai preti in cerca di consensi»

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I preti non devono avere un «cuore ballerino che va in cerca di consensi e piccole soddisfazioni». Queste le parole che papa Francesco ha detto durante la celebrazione eucaristica di ieri mattina in piazza San Pietro in occasione del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi arrivati da tutto il mondo. Papa Francesco è quindi ricorso ad un’immagine efficace per fare capire quali devono essere le qualità del prete doc con un «cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli. Il cuore del Buon Pastore – ricorda il Papa – ci dice che il suo amore non ha confini, non si stanca e non si arrende mai». Il pontefice ha poi evidenziato: «Davanti al Cuore di Gesù nasce l’interrogativo fondamentale della nostra vita sacerdotale: dove è orientato il mio cuore? Qual è il tesoro che cerca? Il cuore del sacerdote è un cuore trafitto dall’amore del Signore; per questo egli non guarda più a sé stesso, ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Non è più ‘un cuore ballerino’, che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni: è un cuore aperto e disponibile ai fratelli». Il Papa indica tre azioni imprescindibili per un prete: «per aiutare il nostro cuore ad ardere della carità possiamo allenarci a fare nostre tre azioni: cercare, includere e gioire». Papa Francesco ha invitato i sacerdoti ad essere «disponibili anche fuori orario a non temere le critiche e a non difendere le proprie comodità» e ha poi detto: «Il cuore che cerca è un cuore che non privatizza i tempi e gli spazi. Guai a pastori che privatizzano il loro ministero! Non è geloso della sua legittima tranquillità e mai pretende di non essere disturbato. Il pastore secondo il cuore di Dio non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome, anzi, senza temere le critiche, è disposto a rischiare pur di imitare il suo Signore. Il pastore secondo Gesù ha il cuore libero per lasciare le sue cose, non vive rendicontando quello che ha e le ore di servizio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto sé stesso. Il prete doc non getta mai la spugna: non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più entrare. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: non è attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini». Per il Pontefice: «Un sacerdote deve respingere pettegolezzi, giudizi e veleni. Un vero sacerdote non va alla ricerca di consensi: Ministro della comunione che celebra e che vive, non si aspetta i saluti e i complimenti degli altri, ma per primo offre la mano, rigettando i pettegolezzi, i giudizi e i veleni. Con pazienza ascolta i problemi e accompagna i passi delle persone, elargendo il perdono divino con generosa compassione. Non sgrida chi lascia o smarrisce la strada, ma è sempre pronto a reinserire e a ricomporre le liti. Il sacerdote si deve allenare alla gioia».  (Adnkronos)


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