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Santa Rita, il Comune: "Impegnati per ridurre al minimo i disagi per gli ospiti"

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CIVITAVECCHIA – “L’amministrazione comunale valuterà insieme alle varie parti in causa tutte le possibili soluzioni per ridurre al minimo i disagi per gli anziani ospiti della struttura”. È ancora una partita del tutto aperta quella che interessa la casa di riposo Santa Rita, per la quale il Comune ha disposto la chiusura, dicendosi ora disposto a venire incontro alle esigenze delle famiglie. 

Da un lato le ragioni del Pincio, dall’altra quelle della Sigesa, la società che gestisce la struttura e che, per la terza volta, è pronta a ricorrere al Tar del Lazio. Al centro il futuro lavorativo di 26 operatori e le incognite per i 31 anziani ospiti.

Proprio ieri l’avvocato della Sigesa, il professor Giuliano Gruner, aveva evidenziato l’oggettiva impossibilità di ricollocare gli ospiti in altre strutture: “Pertanto, sin quando non perverrà un nuovo pronunciamento cautelare del Tar – ha annunciato – la società non potrà ottemperare a questo nuovo provvedimento del Comune, ma garantirà, come ha sempre fatto, l’assistenza dei trentuno anziani ospiti presso la Casa di Risposo “Santa Rita”. Se poi il Comune, proprio ora, cioè agli inizi del mese di agosto, dovesse ritenerlo opportuno, potrà richiedere l’assistenza della forza pubblica per dare esecuzione coattiva ed immediata al suo “nuovo” provvedimento, ma sarà il Comune stesso a dover decidere dove e come collocare i trentuno anziani ospiti”.    

“Nell’ordinanza emessa dal Tar – hanno spiegato oggi dal Pincio – emerge chiaramente la ragione del Comune: la richiesta di sospensiva del provvedimento è stata accolta fino a quando il Comune non si sia espresso sulla richiesta di autorizzazione. Il ricorso era costruito sulla tesi del silenzio-assenso per l’autorizzazione al funzionamento della casa di riposo, mentre la difesa del Comune è stata invece tutta improntata a dimostrare che tale silenzio-assenso non era minimamente sostenibile. Il Tar, giustamente e doverosamente, ha accolto la sospensiva fino al momento in cui il Comune si fosse pronunciato sulla richiesta di autorizzazione, in quanto il procedimento autorizzatorio doveva essere concluso con un provvedimento definitivo. Pertanto implicitamente non si è formato nessun silenzio-assenso, altrimenti la sospensiva non avrebbe avuto limite temporale. Tra l’altro – hanno aggiunto dall’amministrazione comunale – la sospensiva concessa, a seguito dell’avvenuta adozione del provvedimento di diniego del titolo, ha già cessato i suoi effetti e l’ordinanza che dispone la chiusura della struttura è valida a tutti gli effetti. Questa puntualizzazione si rende necessaria anche per tutelare la validità del lavoro dei dipendenti comunali che hanno gestito la pratica, il cui operato risponde a norme di legge ben definite”. 


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