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Tarquinia, quel ‘‘pasticciaccio’’ di via Garibaldi

Tarquinia, quel ‘‘pasticciaccio’’ di via Garibaldi

Il presidente dell’Agraria Alberto Blasi pronto a rassegnare le dimissioni. Sul tavolo: statuto, presidente del consiglio, debiti e immigrati. Giorgi (Mori): «Pieno appoggio, ma sui profughi resto della mia idea». Catini (opposizione): «Teatrino già visto, i cittadini aprano gli occhi»

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TARQUINIA – Pronto a dare le dimissioni. Il presidente dell’Università Agraria di Tarquinia Alberto Blasi è perentorio, conferma la volontà di dimettersi dopo una riunione di maggioranza tenutasi venerdì sera, nel corso della quale il numero uno di via Garibaldi, in quota Pd, ha comunicato la volontà di portare a termine gli impegni previsti per il fine settimana per poi dare seguito alla formalizzazione.

Sulla questione, Blasi non rilascia dichiarazioni. Bisognerà quindi attendere minimo fino a domani, per leggere nero su bianco le motivazioni e per fare chiarezza su una vicenda che apre ancora una volta un grosso squarcio sui già difficili equilibri tra le forze politiche cittadine.

Per Blasi la situazione all’Agraria sarebbe ormai diventata ingestibile a seguito di una mancanza di coesione di maggioranza, per la verità già manifestatasi subito dopo la sua elezione, lo scorso 25 ottobre.

Lo Statuto e il presidente del consiglio. Al centro della questione politica, conferma comunque il presidente Blasi, c’è la tanto dibattuta modifica dello statuto dell’ente, strettamente legata alla nomina del presidente del consiglio che dopo nove mesi dall’insediamento della nuova amministrazione non è riuscita ad andare in porto. L’ultimo termine, secondo i bene informati, doveva essere il 30 luglio, ma luce, anche su questo fronte, non si riuscirebbe ancora a vedere.

Immigrati. L’assenza di compattezza sulla questione immigrati, con i Moderati e Riformisti che hanno preso le distanze dal Pd, sarebbe poi la goccia che avrebbe fatto traboccare un vaso già colmo, che forse attendeva da tempo una presa di posizione col pugno di ferro.

I debiti. Ultimi, ma non per importanza, sul tavolo dell’ente, i grossi debitimaturati, ad esempio con il Consorzio di Bonifica. Debiti, questi, accumulati negli anni dal 2009 al 2015, e oggetto di discussione nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione, con lo stesso leader dell’opposizione, Manuel Catini, che ha chiesto contezza alla maggioranza di queste cifre. Si parla di 146mila euro più gli interessi, che porteranno la cifra a sfiorare i 200mila euro, di contributi consortili che l’Università Agraria non ha pagato. In proposito, è stata proposta una rateizzazione, alla luce anche delle difficoltà dell’ente (risultano aperte altre due rateizzazioni), alla quale il Consorzio avrebbe detto sì, accettando però una dilazione in soli tre anni.

Paolo Giorgi, i Moderati e lo strappo immigrati. Quali di questi argomenti pesa di più sulle spalle del presidente Blasi è ancora tutto da capire. Per parte sua, il consigliere Paolo Giorgi (Mori) è chiaro nell’illustrare la situazione: «In realtà – dice Giorgi – non c’è stata nessuna circostanza o atto che il presidente abbia presentato per l’ente e che da questa coalizione gli sia stato respinto. Io non faccio parte della commissione statuto, per cui, sinceramente, non so se all’interno della discussione sullo statuto possa esserci stato qualcosa. Sinceramente però non credo che ciò che avviene in commissione possa attenere alla tenuta della maggioranza, visto che quello che arriva in consiglio poi viene votato».

«Noi come Moderati – spiega Giorgi – abbiamo aderito ad un programma con Blasi e quindi quello intendiamo rispettare. L’unica cosa accaduta, e mi dispiace se sia stata per colpa mia, ma io, fedele al gruppo e fedele a tutto, su questioni che trascendono l’ente (questione immigrati ndr) mi sento libero di decidere secondo coscienza. E in questo sono stato compreso e appoggiato dal gruppo dei Moderati. C’è stata la commissione capigruppo con il documento univoco, bene, io comunque continuerò ad avere la mia posizione. Se è questo che ha causato le difficoltà di Blasi, me ne dolgo, ma per quello che riguarda la questione immigrati credo che Tarquinia non possa, essendo un paese turistico, permettersi alcuna possibilità economica di accogliere. E non perché non abbiamo spazi o non troviamo i siti, ma perché il danno che questo potrebbe arrecare rischia di essere il colpo di grazia ad un’economia già molto sofferente».

Sulla eventualità di accogliere piccoli numeri Giorgi invita a fare chiarezza: «Vorrei sapere cosa sono questi piccoli numeri, e quanti già sono a Tarquinia. Perché non c’è contezza di quanti ce ne siano o ce ne siano stati. Sappiamo che in diverse case già ci sono, ma nessuno ha coscienza dei numeri. C’è una nebulosità su questo argomento che non ci permette di prendere decisioni. Se ad esempio dovessimo venire a sapere che a Tarquinia ci sono già 20 immigrati, vuol dire che Tarquinia li ha già accolti. O se dovessimo venire a sapere che ce ne sono 40, vuol dire sempre che Tarquinia 40 li ha già accolti e la sua parte l’ha già fatta. Bisogna quindi essere chiari. E poiché non c’è chiarezza non si può prendere una decisione. Nel paese della precarietà, dove l’inno d’Italia, precario da quando è stato adottato, è l’emblema di quanto può accadere, non me la sento proprio di prendere una decisione. L’unica cosa di fronte a questa nebulosità che si può fare è pertanto chiudere e dire nessuno».

«Il presidente Blasi – conclude Giorgi – nei miei confronti non ha detto nulla, non mi ha chiamato per un chiarimento. Da parte mia, posso ribadire che la mia posizione sugli immigrati è un puro atto di coscienza: e la mia idea è che non ci sono le condizioni per accoglierli».

Su altre possibili motivazioni o fronti che possano preoccupare Blasi, Paolo Giorgi rimarca: «Diventa difficile comprendere, non essendo stato compiuto alcun atto». «L’ente dal punto di vista amministrativo è fermo – spiega Giorgi – perché i debiti emersi appaiono una montagna senza fine. Io appoggio comunque Blasi in tutto e per tutto e gli consiglio di esporre alla cittadinanza, con la massima chiarezza, quella che è la situazione che abbiamo ereditato. Centinaia e centinaia di mila euro di debiti con Equitalia; debiti con i fornitori. E non li abbiamo certo fatti noi come amministrazione, essendo subentrati adesso».

«Io sono convinto che, come gruppo dei Moderati, non abbiamo alcun problema a sostenere Blasi su un programma che abbiamo stilato insieme, di comune accordo. Poi è chiaro che su questioni che esulano dall’ente, continuo a dire: consentiteci un’autonomia di pensiero. E ribadisco, non vedo come un argomento così esterno alla gestione amministrativa dell’ente possa poi andare ad ingenerare delle crisi di qualsivoglia genere».

Manuel Catini e l’opposizione. Nulla di strano per il leader delle forze di centrodestra Manuel Catini. «Innanzitutto – dice il consigliere d’opposizione – le dimissioni non si minacciano o annunciano, ma si danno e basta. In verità non crediamo a questi teatrini, cui molto spesso siamo abituati. Spesso dal centrosinistra si parla di catastrofi, poi serrano i ranghi. Perché, alla fine, poi tutti restano incollati alle poltrone. Adesso vediamo, restiamo a vedere come si evolve la situazione. Speriamo solo che, di fronte a tutte queste situazioni, i cittadini abbiamo aperto meglio gli occhi. L’alternativa c’era e non è stata colta, ora speriamo per il futuro. Stiamo a vedere, noi andiamo avanti per il nostro percorso amministrativo e politico, fermamente convinti di quanto fatto fino ad ora». «Come opposizione abbiamo fatto la nostra parte, stando sempre attenti alla gestione politica e amministrativa dell’ente. Dall’ultimo consiglio emergono veramente delle grosse criticità amministrative – afferma Catini – Se questi sono i soliti teatrini noi non ci scandalizziamo, perché siamo stati abituati a vederli a bizzeffe, nel corso di tutti questi anni. I cittadini di fronte a queste situazioni sanno aprire gli occhi e per il futuro sapranno scegliere meglio; avrebbero già dovuto farlo, quando noi lo dicevamo in campagna elettorale, quando cioè ci siamo proposti come alternativa ad un decennio di amministrazione di centrosinistra che li ha visti al governo». «In sostanza – conclude Catini – apprendiamo dalla stampa certe notizie che ci aspettavamo. Queste criticità sbandierate e dichiarate noi le abbiamo oggettivamente vissute in seno ai consigli e alle commissioni. Vedi il caso dello statuto, rinviato all’11 agosto. Ora vediamo cosa succede la prossima settimana. Siamo pronti ad andare a casa con il presidente e ad offrire ai cittadini la giusta alternativa». (a.r.)


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