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"Il candidato a sindaco deve uscire dalle primarie"

Unidem lo ha scelto e l’ex deputato Pietro Tidei espone il suo punto di vista

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di TONI MORETTI

CERVETERI – Che Pietro Tidei potesse essere inconsapevolmente usato, così come appariva, da chi viene definito un ‘‘manipolo di disperati del PD”, era difficile da credere. Molto più credibile risulta il contrario. Tidei che usa, con una strategia stratificata che prevede vantaggi a più livelli e vie d’uscita secondarie create a supporto di compromessi preventivi tali da giustificare vantaggi minori a compensazione di una apparente sconfitta. Chi conosce l’arte della politica come la conosce lui, lo sa. Forse non lo sa quel ‘‘manipolo di disperati ‘‘ che alla fine dei giochi rimarranno tali prendendosi i pugni a morsi. Dall’analisi del comunicato di ieri –  ‘‘Tidei su possibile candidatura a Cerveteri” – vergato da penna amica, ma all’occorrenza smentibile, la tesi appena citata risulta evidente. «Questa eventuale  candidatura giunge in un momento della mia vita in cui avevo altri progetti e stavo valutando  altri programmi.  Tale ipotesi, per come é stata formulata, ed é sostenuta mi obbliga ad aprire una riflessione sul piano personale». Porta alla tenerezza. E’ come svegliare una persona che sta su uno sdraio a prendere il sole che vuol solo essere lasciato in pace e richiamarlo in modo traumatico all’assunzione di responsabilità per ciò che è stato, per quello che nella vita ha fatto, e tra le righe per ciò che ha avuto, dalla politica. E’ come dire : “Sveglia! Non puoi riposarti, Cerveteri ha bisogno di te’’. E la richiesta impone una riflessione di ulteriore servizio. Ma c’è da chiedersi se sono solo i “disperati” a chiederlo o se c’è anche qualcun altro ben più pesante al quale non può dire di no. Di quì la strategia “multistrato”. Se non dovesse riuscire a diventare sindaco e a coprire certe esigenze, perlomeno si affondi chi con il suo fare le ha definitivamente compromesse. Di qui il passaggio: «É certo che il confine di questo dibattito è quello indicato dalla storia anche recente  che insegna che i killer politici sono spinti da una coazione a ripetere. Per questo chi condanna una coalizione all’autoaffondamento non può candidarsi alla guida di nessuna giunta, e il PD penso, debba tutelarsi a dovere». Quindi una apertura ad una disinteressata ricerca ancora da fare nel partito, facendo intravvedere una possibilità di mettersi da parte. «Sul piano o politico ritengo che il partito democratico possa e debba ancora sollecitare il dibattito al suo interno  al fine di trovare unitariamente la leadership più opportuna per Cerveteri. Cerveteri stessa guarda al PD come al partito in grado di assumere la  responsabilità di governo  per  ritrovare le chiavi di uno sviluppo sostenibile». E da uomo di partito, disciplinato, a parte le estemporaneità di chi gli vuole purtroppo tanto bene fino a correre a Roma ad attentare alla tenuta del portone della sede del partito perché non lo hanno nominato ministro o sottosegretario, non ricordo bene, naturalmente a sua insaputa, sarebbe disposto a farsi da parte e tra galantuomini basta una stretta di mano. Magari in quella stretta di mano c’è una garanzia “dinastica”. Ma si sa, me ne intendo poco, ma certa politica sembra sia fatta così. Ma il sigillo sta nell’ultimo passaggio: «L’auspicio é dunque quello che, attraverso un dibattito, il più unitario possibile si possano coinvolgere le migliori risorse disponibili per Cerveteri,  attraverso il percorso delle primarie aperte a tutti i cittadini». Dalle primarie così concepite, con l’esclusione a priori di chi ha affondato sindaci PD, nasconde la sua speranza di attrazione a destra. Ci si dimentica che i tempi cambiano, la politica cambia, la gente cambia. Ma Cozzolino non ha insegnato nulla?


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