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"La Trasversale nella vallata del Mignone sarebbe un danno permanente e pertanto incompensabile”

"La Trasversale nella vallata del Mignone sarebbe un danno permanente e pertanto incompensabile”

I comitati e le associazioni ambientaliste rispondono all'Ance sull’ipotesi di progetti di riqualificazione ambientale a compensazione del danno subito

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TARQUINIA –  Una raccolta di firme per chiedere la messa in sicurezza dell’Aurelia Bis subito; e una sturata d’orecchie  all’Ance “non adeguatamente informata” e in “pieno conflitto di interesse quando parla di compensazione ambientale e paesaggistica”.Il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia  torna a parlare di trasversale Orte-Civitavecchia.

“Nella prevedibile fibrillazione che la bocciatura da parte del Ministero dell’Ambiente del tracciato verde della SS 675 proposto da Anas nella Valle del Mignone, sta causando ai politici, come l’onorevole Fioroni, che stanno manifestando la loro delusione per la decisione di una Commissione ministeriale che dovrebbe rappresentare il massimo esempio di garanzia e neutralità a difesa del territorio della Repubblica, si aggiunge ora l’espressione dell’Ance (l’associazione di categoria dei costruttori edili) che, per bocca del suo rappresentante viterbese Fabio Belli, ci informa che loro no… non cambiano idea e che il tracciato verde è quello migliore per il completamento della Trasversale. Ora – dicono dal Comitato – dello statuto dell’Ance apprendiamo che “…essa ha per scopo la tutela degli interessi della categoria delle imprese di costruzione” e che “…favorisce lo sviluppo ed il progresso delle industrie edilizia ed affini”. Ci informa quindi, il rappresentante di una associazione di categoria che perciò sostiene prioritariamente gli interessi di chi costruisce, che in una loro riunione di categoria del 2016 si incontrarono per “valutare il tracciato più fattibile tra il viola ed il verde, e considerarono il tracciato verde come il più praticabile”.

“Insomma, bastava in fondo così poco – aggiungono i cittadini – A cosa serviva la lunga istruttoria di circa 50 tecnici del Ministero dell’Ambiente (che invece sovrintende semplicemente alla conservazione e tutela del patrimonio ambientale nell’interesse di tutti gli italiani…) per giudicare non praticabile questo tracciato che decorre semplicemente in una Zona a protezione speciale, Sito di interesse comunitario e tutelato dalla rigida direttiva europea Habitat, quando c’era la possibilità di chiarire tutto in una breve riunione tra imprenditori del mattone presieduta dal signor Belli? Mettendo da parte gli scherzi, ciò che stupisce in questa fase della vicenda non è certo la difesa di interessi privati da parte di una associazione di imprenditori che persegue per definizione (e legittimamente) il profitto delle proprie aziende; ciò che denunciamo e che maggiormente dovrebbe turbare i cittadini è che, come troppo spesso accade nel nostro paese, si sovrappongano linee di interesse tra politica ed imprenditoria che, come le cronache ampiamente riportano tutti i giorni, finiscono per interessare anche le procure… Ci saremmo perciò aspettati dagli esponenti politici del territorio a livello nazionale, regionale e locale una concordanza con il massimo organismo ministeriale chiamato a giudicare la sostenibilità di un’opera così impattante. Più e più volte, gli incontri pubblici richiesti dai cittadini, dai comitati e dalle associazioni ambientaliste del territorio hanno permesso ai politici presenti di acquisire finalmente una precisa consapevolezza sia sulla preziosità del territorio coinvolto, sia su tutti gli aspetti poco chiari e controversi dell’analisi tecnica con cui Anas ha deciso sulla localizzazione dell’opera, che, come da noi denunciato, ha ricevuto una sonora bocciatura”.

L’Ance, secondo il comitato e le associazioni ambientaliste è “in pieno conflitto di interesse quando asserisce che sia percorribile la strada della compensazione ambientale e paesaggistica; e dimostra anche una scarsa conoscenza dei principi giuridici delle compensazioni perché, i pregiudizi ambientali sono per loro natura permanenti ed irrimediabili anche per eventuale equivalente monetario”.

“Con amarezza invece – afferma il Comitato per il diritto alla Mobilità – si deve sempre più prendere atto che il ruolo di vigilanza sulla realizzazione delle grandi opere e quello del rispetto delle normative e dell’ambiente (rigorose quando si tratta di semplici cittadini ma a scartamento variabile quando coinvolgono grandi imprese) è ormai unicamente nelle mani dei cittadini che vicariano quelle funzioni che dovrebbero appartenere in primis ad una politica ben pagata ma quasi sempre lontana dai propri amministrati e non sempre preparata a gestire situazioni così critiche. Ai signori politici chiediamo perciò di dire chiaramente da che parte intendono porsi e se ritengono ancora che l’integrità di questo magnifico e fragile territorio ed il lavoro di chi nella valle ha investito ed opera nel campo dell’agricoltura e del turismo sostenibile siano da loro difesi o abbandonati. E’ per questo che nei prossimi giorni chiederemo ufficialmente a tutte le forze politiche del territorio che la SS1 Bis venga messa in sicurezza subito, raccogliendo le firme di coloro che vorranno sottoscrivere tale mozione. L’incidentalità di questo tratto stradale, dati alla mano, è ormai impossibile da trascurare, e nessuna promessa di una superstrada potrà mai sostituire il pericolo che corrono ogni giorno i nostri cittadini costretti a stare su quella strada mortale senza che Anas, così come tutta la politica locale se ne senta responsabile”.


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