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Il "bagno penale" di Civitavecchia

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di CARLO CANNA

CIVITAVECCHIA – Nella periferia nord di Civitavecchia si trova un complesso monumentale caratterizzato da un’ampia e massiccia cinta muraria che rappresenta uno degli edifici storici più imponenti della città e, al contempo, paradossalmente, anche uno di quelli meno conosciuti. Si tratta del cosiddetto “bagno penale”, la struttura carceraria di via Tarquinia, intitolata dal 2013 all’appuntato “Vittima del Dovere” Giuseppe Passerini, passata alla storia come uno dei primi penitenziari del Regno Unito d’Italia.

La denominazione “bagno penale”, in realtà, è stata ereditata dagli antichi magazzini della darsena dove sappiamo che, dagli inizi del XVII secolo, nella città portuale venivano reclusi i condannati. Spesso i locali delle darsene erano ubicati sotto il livello del mare, dove filtrava l’acqua e regnava perenne l’umidità e forse è per questo motivo che tali strutture detentive venivano indicate con gli appellativi di “bagni penali”, “bagni fluttuanti” o “prison mouillées”. Nell’antico bagno penale della darsena sappiamo che esisteva un piccolo cimitero ed uno “spazioso ospedale” costruito nel 1658, dove la pulizia era massima e dove, al centro del camerone, troneggiava un altare per la celebrazione delle funzioni religiose. Tuttavia, a fronte delle nuove esigenze penitenziarie emergenti a metà Ottocento, unitamente all’intensificarsi dei traffici marittimi, gli spazi della darsena si rivelarono sempre più inadeguati come strutture detentive e si rese necessaria la costruzione di un nuovo penitenziario.

Fu così, che in località “Prato del Turco” (l’attuale via Tarquinia), venne costruito il nuovo “bagno penale” grazie al diretto interessamento di Papa Pio IX che nel 1864 affidò l’incarico al Pro Ministro delle Armi, Mons. De Merode. Al progetto lavorarono l’Ing. Navona e quindi il Cap. Pinto, mentre all’esecuzione concorse una compagnia di artiglieria (costituita successivamente in corpo di genio). Il 26 ottobre 1868, in occasione della sua ultima visita a Civitavecchia, Pio IX volle recarsi a visionare l’opera in corso che venne terminata entro il 1870. La struttura, di forma stellare, si componeva originariamente di due ambienti: il primo era destinato ad ospitare 120 guardie, il secondo 250 condannati con 20 celle di rigore riservate ai detenuti di “viziosa condotta”. All’interno del carcere c’era un ospedale che poteva ricevere oltre 120 detenuti, vari locali destinati a diverse funzioni (uffici, sale di ricevimento, camere di alloggio, ecc.) e, in particolare, una cappella, posta su una base ottagonale, a forma di calotta semisferica, nel mezzo della quale si trovava l’altare per la celebrazione delle funzioni religiose a cui potevano assistere i “servi di pena”.

Le imponenti mura di cinta della struttura carceraria erano sorvegliate ai quattro angoli da fucilieri esperti. Il penitenziario di Civitavecchia sarà destinato a divenire uno di quelli più importanti nella storia del sistema carcerario nazionale, celebre per aver ospitato negli anni della seconda metà del ventennio fascista, dal 1932 al 1943, la grande maggioranza dei detenuti politici condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Dopo la seconda guerra mondiale, nel carcere sarà realizzato il primo “Istituto per il trattamento dei giovani adulti”, una struttura all’avanguardia nell’Italia dell’epoca per quanto riguarda le modalità detentive individuate a favore di persone in età compresa tra i 18 e i 22 anni.

Tornato ad essere adibito a casa di reclusione per detenuti di qualsiasi età, nel luglio del 1992, l’impianto verrà temporaneamente disabilitato a seguito dell’entrata in funzione del nuovo carcere di Borgata Aurelia, tuttora in attività. Il 15 aprile 1999, il penitenziario di via Tarquinia verrà riattivato nei cinque storici reparti intitolati ad altrettanti illustri personaggi italiani: il penalista e uomo politico Enrico Ferri, il giurista e filosofo Gian Domanico Romagnosi, il letterato illuminista Cesare Beccaria, lo psicologo sperimentale Agostino Gemelli e il patriota Carlo Cattaneo. Oggi, la Casa di Reclusione ”G. Passerini” di Civitavecchia, è un istituto a trattamento avanzato con 60 stanze detentive ed ampi spazi destinati allo svolgimento di attività scolastiche, lavorative, culturali, sportive e religiose, in piena linea, dunque, con i più moderni dettami che fanno di una struttura carceraria che si rispetti, quella di un luogo che assolva in egual misura alla funzione punitiva e rieducativa del detenuto.


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