L'intervento di un cittadino: "Urbanistica e dehors: mentre il medico dice di studiare, il malato muore"
CIVITAVECCHIA – “È di qualche giorno fa una perentoria nota dell’Assessore Ceccarelli che, con piglio deciso, invita Nunzi della Confcommercio ad “assumere un atteggiamento più collaborativo e meno strumentale”, diversamente, sostiene ancora, “potremmo valutare l’ipotesi di escludere Confcommercio dal tavolo delle consultazioni. In tal caso chiameremmo in suo luogo direttamente i commercianti…”.
Indubbiamente occorre valutare la portata dello spirito di collaborazione da parte della Confcommercio ma, di contra, la volontà di trattare direttamente con i singoli commercianti, suona come un pericoloso “divide et impera”.
In termini temporali questa è l’ultima presa di posizione di un assessorato che prende sempre più le sembianze di un arroccato ed impenetrabile castello, con merli, fossato e arcieri che proteggono un Re dal suo popolo, più che dai naturali nemici.
Un assessorato lento, burocratico, farraginoso se non addirittura immobile di fronte alle problematiche dei cittadini, alle quali dovrebbe dare soluzioni e non amplificare.
Diversi cittadini vessati da avvilente e bieca burocrazia, da questi definita tendenziosa e strumentale, in funzione dei sempre nuovi motivi di diniego opposti da un cervellotico ufficio urbanistico, lamentano l’impossibilità di intraprendere legittimamente una attività agricola, di ampliarne una esistente o si vedono negati semplicemente il sacrosanto diritto a costruire una abitazione su terreno edificabile, tutto in dispregio del diritto costituzionale al lavoro ed allo “jus aedificandi”.
Ma la protesta di una decina di cittadini (contando solo chi ha portato in evidenza la vicenda) contro l’ ufficio urbanistico, non farebbe notizia se non si correlasse a ben altro.
Non farebbe notizia se non si ponesse in confronto la rigida intransigenza dell’Urbanistica nei confronti dei privati, richiedenti piccoli e innocui insediamenti, questo ufficio disconosce anche l’applicazione di elementari articoli del Codice Civile e relative sentenze del Consiglio di Stato, contro certa disinvolta “elasticità” concessa al pubblico nella produzione e collazione della documentazione di opere faraoniche come l’inquinante Forno Crematorio;
non farebbe notizia se non coinvolgesse un vasto indotto di attività e servizi che soffrono economicamente questa inerzia generata dall’istituzione, incrementando vaste sacche di disoccupazione.
Non farebbe notizia se questo “distratto” modo di far politica non fosse talmente esteso da coinvolgere e penalizzare anche il commercio minuto anche con la questione “dehors”;
non farebbe notizia se non si correlasse ad un deficitario “PIL cittadino”, ove esistesse questo parametro.
Esaminando queste correlazioni, è evidente che questo sparuto numero di cittadini “arrabbiati”, è solo la punta dell’iceberg di una situazione sociale ben più grave e scopre – ove necessario – un vaso di Pandora che presenta pericolose crepe.
L’economia cittadina si fonda, nell’ordine, su un terziario (e nemmeno avanzato), sul commercio minuto e sull’artigianato.
L’edilizia, comunque e ad ogni latitudine costituisce l’elemento portante di qualsiasi economia, crea un vasto indotto, garantendo lavoro a carpentieri, idraulici, elettricisti, manovali ecc. ed, ovviamente, quando l’istituzione cittadina si vanta di aver concesso solo cinque permessi in quasi tre anni, non si rende conto di assumersi la paternità di questo disastro con la fierezza di un Gallo che ruspa sull’immondizia !
Lo slogan “zero cemento” deve essere applicato sempre “cum grano salis”, evitando certamente dannose speculazioni o insediamenti di grande impatto, ma usando il buon senso deve facilitare se non incentivare le richieste di piccole costruzioni che in qualche caso completano con decoro la struttura di un quartiere o che necessitano per l’inizio o l’ampliamento di una attività agricola !
Il commercio minuto avrebbe necessità di attirare a se quei pochi turisti che restano in città. Vero è che si tratta di un turismo di transito verso Roma, ma è pur vero che non esistono politiche atte a favorire l’incoming ed i servizi di ospitalità.
Con la biblica lentezza nella decisione per i “dehors”, che pur necessitano di una regolamentazione mirata al buon senso e buon gusto, si è già compromessa la prossima stagione Primavera/Estate, in quanto, ammesso si deliberasse oggi, occorrerebbero i tempi tecnici per le autorizzazioni (!) e per la realizzazione delle strutture. Ceccarelli ipotizzava una risoluzione dei “dehors” per Giugno, troncando di fatto una stagione turistica che certamente non darà ossigeno economico al settore ed all’indotto.
Lenti e tardivi anche in questa occasione : mentre il medico studia, il malato muore.
In fin dei conti si tratta di considerazioni elementari, con buon senso, buona volontà e con un minimo di competenza si potrebbero risolvere i problemi e la nostra economia potrebbe ripartire….”certamente non volare, ma viaggiare”, citando Lucio Battisti.
Al netto delle disattese promesse ambientaliste, rinnegate sfacciatamente con la realizzazione del Forno, si invitano i cittadini, specialmente quelli che con il voto hanno consentito l’ascesa di questo governo cittadino, a partecipare a qualche consiglio comunale, per valutare quanto sia scarno, elementare, scarsamente programmatico l’argomentare dei nostri vertici, che appaiono disorientati, perplessi e dogmatici, quindi assenti di quella reattività necessaria nelle decisioni e nelle inversioni di tendenza.
Indubbiamente molti elementi che costituiscono il nostro Consiglio Comunale, sono “imprestati” alla politica.
Molti di essi, per cultura e storia personale, provenendo – semmai – da una esperienza di lavoro subalterna, non sono avvezzi alla gestione delle risorse, impreparati, quindi, a gestire la “res publica”.
Così facendo rischia di rimanere una armata Brancaleone arroccata in un castello impenetrabile.
Questa però non è una favola con tante “stelle” ed un lieto fine, in quanto se non si interviene immediatamente il popolo cadrà in miseria ed il castello cadrà a pezzi”.
C.I.