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‘‘Nuove’’ nuvole in cielo

‘‘Nuove’’ nuvole in cielo

Dopo 30 anni aggiornato l’International Cloud Atlas

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Dal volutus all’homogenitus. Ci sono ‘nuove’ nubi in cielo. A dirlo l’autorità in materia per eccellenza, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) che in occasione della Giornata Meteorologica Mondiale del 23 marzo ha rilasciato il suo nuovo International Cloud Atlas, riferimento globale per osservare e identificare le nuvole.
Il nuovo atlante unisce le conoscenze del 19esimo secolo con la tecnologia del 21esimo secolo – scrive la Wmo – Contiene centinaia di immagini inviate da meteorologi, fotografi e appassionati di nuvole di tutto il mondo, comprende nuove classificazioni e fenomeni meteorologici. «Se vogliamo prevedere il tempo, dobbiamo capire le nuvole. Se vogliamo modellare il sistema climatico, dobbiamo capire le nuvole. E se vogliamo prevedere la disponibilità di risorse idriche, dobbiamo capire le nuvole», ha sottolineato il segretario generale Wmo Petteri Taalas.
Il Cloud Atlas International è stato pubblicato alla fine del 19esimo secolo ed è stato aggiornato l’ultima volta nel 1987, prima dell’era Internet. L’edizione 2017 è principalmente un portale web-based, con maggiori contenuti e presentazioni.
«Questo è il punto di riferimento mondiale per l’osservazione e la classificazione delle nuvole e di altri fenomeni atmosferici. L’Atlante contiene immagini, definizioni e spiegazioni che sono accettati e utilizzati da 191 Paesi e Territori membri del Wmo», ha detto Bertrand Calpini, presidente della Commissione del Wmo per gli Strumenti e i Metodi di osservazione (Cimo), che ha curato il processo di revisione.
L’attuale sistema internazionale di classificazione risale al 1803 quando il meteorologo amatoriale Luke Howard scrisse ‘The Essay on the Modifications of Clouds’ in cui si attribuiscono alle nuvole nomi latini. Ci sono dieci ‘generi’ di nube definiti in funzione di dove si formano nel cielo e del loro aspetto. Il nuovo Cloud Atlas International li ha utilizzati senza aggiunte: i 10 generi sono suddivisi in ‘specie’, che descrivono la forma e la struttura interna, e ‘varietà’, che descrivono la trasparenza e la disposizione delle nuvole. In totale ci sono circa 100 combinazioni.
Il nuovo Cloud Atlas International ha aggiunto una nuova ‘specie’: volutus o ‘roll cloud’. Inserite anche cinque nuove ‘funzioni supplementari’ (asperitas, cavum, cauda, fluctus e murus), una nuova ‘nuvola accessoria’ (Flumen) e cinque nuove ‘nuvole speciali’ (cataractagenitus, flammagenitus, homogenitus, silvagenitus and homomutatus).
«Rispetto al passato – spiega Marina Baldi dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) – il nuovo atlante presenta alcune importanti novità. Oltre alle nubi classiche vengono per la prima volta introdotte le nubi speciali: l’Homogenitus, il nome dal latino che significa ‘nubi dovute alle attività umane’, quali le scie di condensazione o contrails generate dagli aerei, quelle che una ‘bufala’ purtroppo diffusa definisce ‘scie chimiche’, e le Asperitas, nubi dalle forme convolute e drammatiche che ricordano la superficie di un oceano in tempesta. E’ stata inserita nell’Atlante anche la specie Volutus, dal latino ‘che si avvolge’, che comprende le roll clouds, enormi rotoli di vapore simili a un cilindro o rotolo, a volte arrotondati e disposti orizzontalmente».
‘Capire le Nuvole’ è il tema della Giornata Meteorologica Mondiale di quest’anno, che celebra l’anniversario della Convenzione che istituisce la Wmo nel 1950.


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