Vegnaduzzo, Laurato e Ruggiero: tre stelle brillano nel firmamento civitavecchiese
di GABRIELE TOSSIO
Certo è che quando i fuori-categoria come Matias Vegnaduzzo, Matteo Laurato e Luigi Ruggiero sono ispirati, in palla fisicamente e fortemente motivati, non ce n’è per nessuno. Il calcio del resto ruota attorno agli attori principali: i calciatori. Puoi impostare la gara in un modo, soffrire e barcollare a causa di un’inferiorità numerica, ma alla fine, i talenti determinano. L’argentino sa giocare gare bellissime, profonde e spaventosamente concrete, più di un bomber: un vero uomo squadra d’altri tempi, incapace di apparire, ma un fenomeno nel farsi sentire. Di Laurato si è detto molto, ma forse, non è stata scritta la verità più assoluta: il numero undici del Civitavecchia è un’artista. Come tutti gli artisti, anche Laurato naturalmente, vive di umori, sensazioni, ispirazioni. Nella giornata nerazzurra, il funambolo in forza alla Vecchia si è esaltato al cospetto di uno stadio gremito, colorato a festa. Laurato ha giocato in maniera strepitosa. Lo stesso ha fatto Gigi Ruggiero nella polvere del Valle Tonda. La Compagnia Portuale era appesa con gli artigli doloranti ad un precipizio, Ruggiero le ha teso una mano, ancora una volta. Se, in uno sport fisico, maschio, tattico e malizioso, fluttua chi sa al posto dei piedi usare il pennello, guidato da una mente ai più inconcepibile, il risultato è garantito e sta sempre dalla parte del talento.