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Retinopatia, patologia per un milione

Retinopatia, patologia per un milione

Nei prossimi 15 anni il rischio spesa è di +4,2 mld

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La retinopatia diabetica colpisce oggi oltre 1 milione di pazienti in Italia. E «in assenza di un miglioramento del quadro assistenziale la patologia genererà un aumento della spesa sanitaria di 4,2 miliardi di euro nel 2015-2030», secondo un recente studio condotto dal Ceis-Università di Roma Tor Vergata. A lanciare l’allarme gli esperti e il mondo dell’advocacy riuniti al II Forum nazionale sulla patologia ‘Retinopatia Diabetica: una lotta possibile’, che hanno lanciato un appello a politica e istituzioni per una «risposta sanitaria adeguata a contrastarne la crescente diffusione», nell’incontro promosso dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (Iapb Italia Onlus). Al centro delle ‘richieste’ prevenzione e screening per debellare la crescita della patologia, il suo impatto sulla qualità della vita, il miglioramento dell’allocazione delle risorse umane ed economiche, la centralità delle linee guida e dei percorsi diagnostico-terapeutici, il salto di qualità offerto dalla telemedicina per la diagnosi precoce e un maggiore dialogo tra medici di medicina generale, oculisti e centri diabetologici. Dunque: più finanziamenti ai centri oculistici, incremento della programmazione delle attività, predisposizione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali e un incremento delle attività di prevenzione e dello screening in campo oculistico. «Sensibilizzazione, diagnosi precoce e riabilitazione sono le tre parole chiave della nostra azione per ridurre il numero ancora oggi insostenibile dei pazienti diabetici che perdono la vista: circa il 30%», ha affermato Giuseppe Castronovo, presidente di Iapb Italia Onlus. Sono infatti ancora molti i pazienti sotto-diagnosticati (solo l’11% dei soggetti diabetici è stato sottoposto a visita oculistica), non trattati adeguatamente o non sottoposti a screening. Una quota importante dei malati in trattamento non aderisce pienamente alle cure, assumendo solo in parte i farmaci o non completando le somministrazioni previste. E l’offerta dei centri oculistici specialistici per il trattamento della patologia risulta inadeguata sul piano della quantità e distribuita geograficamente in modo disomogeneo sul territorio.


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