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La Cilp ricorre alla cassa integrazione

La Cilp ricorre alla cassa integrazione

La crisi dell’automotive ha portato la storica cooperativa portuale ad avviare le procedure per tutte le 92 unità. Il presidente Massimo Soppelsa: "Con la riduzione del 50% del traffico le nostre giornate di lavoro sono drasticamente diminuite". Il segretario della Filt Cgil Alessandro Borgioni richiama i vertici dell’Adsp e chiede con urgenza la convocazione di un tavolo

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CIVITAVECCHIA – Novantadue persone in cassa integrazione. È questa la strada che ha intrapreso la cooperativa Cilp, storica impresa portuale di Civitavecchia. La conferma arriva direttamente dal presidente Massimo Soppelsa che ha sottolineato le difficoltà lavorative che hanno investito negli ultimi mesi lo scalo, ed in particolare il settore dell’automotive.

Il campanello di allarme c’è stato già diverso tempo fa. Ma oggi la situazione sembra essere peggiorata e precipitata. La Cilp parla di una riduzione del traffico del 50%. Cancellati, in sostanza, i treni provenienti dallo stabilimento Fca di Melfi, dirottati a quanto pare a Gioia Tauro. “Rimangono oggi le auto provenienti da Cassino – ha spiegato Soppelsa – le Alfa Romeo che hanno un ottimo appeal sul mercato americano”. Ma questo non basta. “Un pugno allo stomaco ad inizio luglio – ha aggiunto il presidente della Cilp – abbiamo cercato di tamponare la situazione con i nostri strumenti, ricorrendo a ferie e quant’altro. Ma oggi non è più possibile continuare così. Qualcosa non ha funzionato tra armatore e porto, le nostre giornate di lavoro sono drasticamente diminuite e quindi, a malincuore, abbiamo attivato le procedure per poter avviare per tutte le 92 unità la cassa integrazione a rotazione; un modo per cercare di non mandare a casa nessuno”. Soppelsa accenna ad una sofferenza generale a cui occorre porre rimedio, attraverso un serio confronto con le istituzioni. “Abbiamo più volte chiesto incontri con i vertici dell’Authority – ha aggiunto – senza alcun effetto. Non vogliamo perdere alcun posto di lavoro”.

A fargli eco il segretario della Filt Cgil Alessandro Borgioni, il quale ha puntato il dito contro quella che ha definito “una sorta di immobilismo sul fronte della programmazione e progettazione da parte di Molo Vespucci. Oggi più che mai – ha spiegato – occorre parlare di lavoro. E mi sembra che il presidente Di Majo sia disattento su questo tema. La comunicazione da parte della Cilp dell’avvio dello stato di crisi è un segnale da non sottovalutare. Anzi. Sicuramente in settimana chiederemo l’apertura di un tavolo di confronto urgente con l’Autorità di Sistema portuale per discutere di questa vertenza. Abbiamo avuto modo di parlare più volte con la segretaria generale, ma attendiamo ancora di incontrare il presidente. Ci chiediamo come si possa dirigere uno scalo del genere senza pensare – ha concluso Borgioni – a progettare e programmare lo sviluppo”.


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