Politica, concorrenza e donazioni: chi si muove all'ombra delle banchine italiane
CIVITAVECCHIA – Probabilmente sarà solo una coincidenza, ma non è da escludere che sul rischio di un progressivo disimpegno del gruppo Grimaldi dal porto di Civitavecchia ci possano essere anche motivi politici, che riconducono alla guerra in atto tra la famiglia di armatori partenopei e il proprietario della Moby Lines e, ora, attraverso Cin, anche di Tirrenia, Vincenzo Onorato.
Dallo scorso anno tra quest’ultimo e Manuel Grimaldi è scoppiata una vera e propria guerra a tutto campo, che è partita dai traghetti per poi allargarsi alle alleanze con le compagnie delle crociere e non solo. Con una connotazione politica non propriamente marginale: mentre Grimaldi fu uno dei capitani coraggiosi ad essere contattato da Berlusconi per cercare di salvare Alitalia fondando Cai, Onorato che ha base in Toscana, ha partecipato alla Leopolda e da quanto si apprende è uno dei maggiori finanziatori della Fondazione Open di Matteo Renzi, sia a titolo personale che attraverso la Moby.
Proprio il porto di Livorno l’anno scorso è stato uno dei principali teatri di scontro commerciale tra i due gruppi armatoriali, con Grimaldi che lanciò la linea per Olbia dallo scalo toscano. Onorato in quel periodo diede il famoso annuncio: “Solo marittimi italiani sulle mie navi” e uscì da Confitarma, presieduta da Manuel Grimaldi.
Nel frattempo, il porto di Civitavecchia, allora guidato da Pasqualino Monti, era stato scelto per l’operazione di export di Fca verso gli Usa delle vetture prodotte a Melfi (e poi anche a Cassino) tramite car carriers di Grimaldi.
Oggi lo scenario è cambiato: a Civitavecchia il Pd renziano ha portato Di Majo come presidente e la toscana Roberta Macii alla segreteria generale; Delrio ha nominato Monti a Palermo, con l’accordo ed il sostegno di Ap; Grimaldi ha acquistato un terminal a Gioia Tauro e perso convenienza a far partire intanto le auto prodotte in Basilicata a Civitavecchia, dove finora non è riuscito ad ottenere neppure gli ulteriori spazi richiesti, dirottando 8 treni su 14 a settimana dallo scalo laziale su quello calabrese. Nel frattempo ciascuno si riposiziona e cerca di utilizzare tutta la propria forza contrattuale per recuperare (o non perdere) lavoro e margini. Così intanto a farne le spese sono i 92 dipendenti Cilp messi in cassa integrazione, per esuberi che vanno oltre il calo dell’export dell’automotive (al momento compensato, fino a giugno, dalla crescita dell’import) e più in generale la competitività del porto di Civitavecchia. Mentre per ora a “guadagnarci”, come rivelato dal Fatto quotidiano, è stato soprattutto Matteo Renzi, che può vantare Vincenzo Onorato tra i suoi più accesi sostenitori: nel 2016 la sua fondazione ha raccolto circa 2 milioni, utilizzati in gran parte per la campagna referendaria per il sì, poi persa, e di questi circa l’8% provengono da contributi di Onorato, 50.000 euro versati a titolo personale e 100.000 con la sua Moby, generosità che non a caso è stata ricambiata facendogli trovare sponde molto collaborative sul fronte renziano.