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Acea non preleva dal 13 settembre

Acea non preleva dal 13 settembre

L’ente parco autorizzato a diffondere i dati sugli emungimenti della società romana. Il comitato: «Imporre lo stop alle captazioni fino a quando i livelli non saranno tornati normali»

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di ELICE RANIERI

BRACCIANO – Con un lago tornato al minimo storico di meno 187 centimetri rispetto allo zero idrometrico indicato dal Parco di Bracciano-Martignano, Acea annuncia in Conferenza di sindaci che non continuerà a captare acqua, «fermo restando l’utilizzo come riserva strategica per Roma». Al riguardo il Parco di Bracciano con specifica che «La Regione ha trasmesso una nota di Acea nella quale conferma di aver «interrotto il prelievo dal lago dal 13 settembre, comunicando di conseguenza prelievi pari a zero, in termini di portata media giornaliera a partire dal giorno 14 settembre» e di aver l’autorizzazione alla diffusione dei dati di prelievo rilevati da Acea con un misuratore di portata magnetico presente nel centro idrico di Ottavia. Il Parco rilancia poi il Contratto di Lago che sarà al centro di un incontro convocato per il 18 ottobre. Novità sulle quali il Comitato per la Difesa Lago di Bracciano si è espresso chiedendo che la decisione espressa da Acea «venga immediatamente formalizzata nelle sedi opportune e diffusa pubblicamente». «Le istituzioni competenti – aggiunge il Comitato – devono imporre lo stop alle captazioni fino a quando il livello del lago non sarà tornato al suo livello di normalità storica. Sul processo partecipativo per dare via ad un vero e proprio Contratto di Lago, il Comitato ha commentato “non vorremmo che questo sia uno strumento attraverso il quale il Parco e la Regione possano sottrarsi alle proprie precise responsabilità. A giugno abbiamo inoltrato una formale diffida al Parco affinché adottasse un provvedimento a tutela dell’ecosistema protetto del lago, ai sensi dell’art. 164 del Codice dell’Ambiente, dichiarando non captabili le acque del lago. Malgrado ripetute sollecitazioni a oggi ancora non è stato adottato alcun provvedimento. La norma, che sarebbe oggi disattesa, specifica che “Gli enti gestori di aree protette verificano le captazioni e le derivazioni già assentite all’interno delle aree medesime e richiedono all’autorità competente la modifica delle quantità di rilascio qualora riconoscano alterazioni degli equilibri biologici dei corsi d’acqua oggetto di captazione, senza che ciò possa dare luogo alla corresponsione di indennizzi da parte della pubblica amministrazione, fatta salva la relativa riduzione del canone demaniale di concessione”.


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