Pubblicato il

Waste management, un settore da 10 miliardi

Waste management, un settore da 10 miliardi

Presentato lo Strategy Annual Report 2017, elaborato da Althesys

Condividi

Gestione dei rifiuti e recupero di materiale: un settore che cresce, anche se a macchia di leopardo, a ritmi ben più veloci di quelli dell’economia e che arriva ad un valore di quasi 10 miliardi. A tracciare il quadro del comparto in vista dei nuovi obiettivi europei è il Waste Strategy Annual Report 2017, elaborato da Althesys.
Il valore della produzione dei soli 100 top player nei rifiuti urbani – stima il Report – ammonta nel 2016 a quasi 7 miliardi e mezzo di euro, con un aumento del 3,8% sul 2015, più del doppio dell’aumento della nostra economia, fissato all’1,5%. Se a questi numeri si aggiungono quelli del comparto della selezione a valle della raccolta differenziata, le cifre complessive sfiorano i 10 miliardi; in altre parole l’intero settore arriva a valere quanto la metà dell’attuale manovra finanziaria.
«Ma non ci sono solo buone notizie – si legge – a finanziare questo settore di primaria importanza è ancora soprattutto la tassa/tariffa riscossa dai Comuni o dalle aziende. E il sistema non è ‘environmental friendly’, cioè non favorisce una corretta e sostenibile gestione dei rifiuti, pur costando non poco ai cittadini. Infatti la tariffa puntuale, che dovrebbe incentivare comportamenti virtuosi da parte dei cittadini nella raccolta differenziata, è ancora poco diffusa e pesa soltanto per il 3,3% sul totale delle entrate da tassa/tariffa. Anche l’ecotassa sulle discariche è molto più bassa che nel resto d’Europa (in totale, meno di 127 milioni di euro, per una media di 17 euro a tonnellata, a fronte di una media europea di circa 80) e solo una parte minima (18%) è riservata ad interventi in ambito ambientale. In altre parole, il sistema non spinge nella direzione dell’economia circolare, come richiesto dalla Ue». «Il settore italiano della gestione dei rifiuti urbani sta attraversando una delicata fase di transizione, caratterizzata dalla crescita dei player industriali e dal persistere di criticità nel quadro normativo e di governance – avverte Alessandro Marangoni, ad di Althesys – Serve una strategia che, oltre a prevedere stabilità normativa, un’Autorità di regolazione indipendente e un adeguato piano infrastrutturale, richiede uno sforzo notevole su più fronti: un forte aumento della quantità e qualità della raccolta differenziata e del riciclo, consistenti investimenti in nuova capacità di termovalorizzazione, di trattamento dell’organico e di valorizzazione delle matrici riciclabili. Il tutto favorendo l’industrializzazione del settore, agevolando i processi di aggregazione e creando le condizioni per finanziare gli investimenti».
Numeri importanti si è detto. Mettendo insieme, infatti, oltre ai ‘magnifici 100’, cioè i grandi player presi in considerazione dal Rapporto Was, anche le 114 imprese che si occupano di recupero di materiali, si arriva quasi a 10 miliardi di fatturato. Dallo studio emergono gli effetti di questo processo di consolidamento: il confine tra i due settori della raccolta e della selezione e valorizzazione, ad esempio, si sta assottigliando. Rispetto ai maggiori Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito), l’Italia ha ancora deficit impiantistici significativi nella termovalorizzazione che l’alto livello di riciclo compensa solo in parte. Peraltro, anche Nazioni come la Germania, che aveva fino a poco tempo fa impianti sottoutilizzati, li sta oggi saturando e quindi l’Italia dovrà essere sempre più autonoma.
«L’analisi internazionale svolta in questa edizione del Was – sottolinea Marangoni – evidenzia la necessità che il nostro Paese adotti una strategia dei rifiuti che sia politica industriale oltre che ambientale. Serve poi maggior unitarietà normativa a livello nazionale e un equilibrio tra regolazione e mercato in tutte le fasi della filiera, in particolare quelle del recupero dei materiali».


Condividi

ULTIME NEWS