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Disturbi alimentari, la psicologa Asl Angeletti: ‘’La sofferenza risiede nella contrapposizione tra il bisogno di crescere e l’impossibilità di farlo’’

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CIVITAVECCHIA – ‘’Anoressia e Bulimia insorgono prevalentemente in età adolescenziale e con un’alta incidenza tra le ragazze rispetto ai ragazzi. sappiamo anche che tutti i ragazzi sono alti utilizzatori e navigatori del web dove spesso, come già detto, possono entrare in siti pericolosi che incitano alla magrezza e che possono rivelarsi altamente lesivi per molte situazioni a rischio di disturbi del comportamento alimentare’’. Lo dichiara la Asl Roma 4, impegnata in un progetto di prevenzione dei disturbi alimentari. L’azienda lascia la parola all’esperta Patrizia Angeletti: ‘’Alla luce di tutto questo, come poter conoscere meglio, un po’ in profondità questo problema dilagante che insidia i nostri adolescenti e non? Vediamo di poter indagare meglio. Iniziamo con l’adolescenza, età più a rischio e tipica fase della vita in cui l’identità è in formazione e si cerca una propria individuazione rispetto alla famiglia di origine, per passare dall’infanzia all’età adulta. Uno dei comportamenti che solitamente si agisce per individuarsi è un’opposizione per tutto quello che dalla famiglia di origine viene proposto e tutto quello che ha caratterizzato la vita di ciascun individuo fino a quel momento: nelle adolescenti anoressiche e bulimiche questa opposizione prende la forma del rifiuto (del cibo nelle anoressiche, vomito autoindotto nelle bulimiche).  Allo stesso tempo però il rifiuto del cibo nel caso delle anoressiche e  la mancanza di nutrimento per il corpo, sembra agire nella direzione opposta al bisogno di individuazione, di affermazione e di crescita, inglobando anche l’ aspetto della propria identità corporea femminile, dello sviluppo della sessualità e dei comportamenti che lo definiscono. E’ in questa ambivalenza che risiede la sofferenza delle ragazze anoressiche, cioè la contrapposizione tra il bisogno di crescere e l’impossibilità di farlo. Il rifiuto del cibo sembra rappresentare la migliore modalità per assolvere entrambe i compiti.  Noteremo così, come la sintomatologia corporea, non è altro che la punta di un iceberg di un mondo sommerso di conflittualità irrisolte e di sofferenze individuali e relazionali. Il corpo viene utilizzato per comunicare quello che con la voce non si riesce a dire, il corpo traduce stati emozionali profondi e quindi di difficile accesso e comprensione.  Le dinamiche individuali – si legge nella nota – trovano la possibilità di essere comprese e dotate di significato se si va  a  conoscere il contesto relazionale e familiare in cui sorgono e i valori che li influenzano.  Sarà necessario un percorso psicoterapeutico individuale,  coinvolgendo anche la famiglia, perché in questi nuclei sussiste una labilità dei confini tra gli individui, con conseguente confusione delle funzioni e ruoli. Non ci sono ne’ autonomia ne’ spazi personali. L’iperprotettività della famiglia verso l’anoressica viene usata come copertura, ha la funzione di occultare ogni altro problema, conflitto o dolore difficile da affrontare’’. SEGUE


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