Crematorio, slitta l’apertura
CIVITAVECCHIA – Slitta l’apertura del forno crematorio sulla Braccianese Claudia. Un altro capitolo nella lunga storia fatta di esposti e dubbi sulla regolarità dell’iter per la realizzazione dell’impianto di cremazione presso il cimitero nuovo. Questa volta l’Altair, ovvero la società che lo ha realizzato, si è trovata costretta a rimandare l’apertura del forno: l’allaccio del gas non è ancora stato effettuato. Oggi, infatti, l’impianto doveva essere messo in funzione. Ancora un colpo di scena per una vicenda che solleva non pochi dubbi, specialmente dopo il ritrovamento del piano regolatore cimiteriale che è andato ad aggiungersi alle altre carte a supporto dell’esposto fatto dal capogruppo de ‘‘La Svolta’’ Massimiliano Grasso e dal consigliere del Pd Marco Piendibene.
Pare che dalla stessa Altair abbiano detto che fino a qualche giorno fa mancava l’autorizzazione paesaggistica e che poi siano sorti problemi tra Comune e Italgas. Ora sembra sia tutto risolto e l’allaccio dovrebbe essere effettuato in una settimana circa. Ci siamo, il forno crematorio che ha spaccato la giunta grillina sta per entrare in funzione. Dopo i quindici giorni previsti dalla legge, infatti, l’impianto potrà iniziare a lavorare a pieno regime. Una situazione sicuramente complicata perché c’è anche il ricorso presentato al Tar dalla Altair contro le prescrizioni imposte, a cose fatte, dal comune di Civitavecchia. Per non parlare della lotta che stanno portando avanti alcuni comitati di cittadini contro la realizzazione dell’impianto, battaglia sposata dalla politica cittadina come, ad esempio, il consigliere Grasso che in una recente conferenza ha parlato proprio dell’impianto di cremazione. Sul forno si è detto molto, forse anche troppo, a partire dalla mancanza dell’autorizzazione paesaggistica ad inizio lavori nella famosa delibera 95, poi mai sanata con un atto equivalente. Molti dubbi anche sulla cubatura, di molto superiore al progetto iniziale.
Ma è il ritrovamento del piano regolatore cimiteriale, approvato con una delibera del 1997, presso l’archivio del Comune gestito da una società di Pomezia a sollevare ulteriori dubbi. Un iter poco chiaro e presunti abusi edilizi evidenziati a più riprese. Per non parlare delle ben quattro linee di cremazione a disposizione del forno che, in caso venga accolto il ricorso di Altair, potrebbero funzionare a pieno regime.