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Scarico del carbone: una bomba ad orologeria

Scarico del carbone: una bomba ad orologeria

Il sit-in è il primo atto della battaglia. Camalli pronti a bloccare lo scalo se non viene ritirata la gara. Stigmatizzata l’assenza di Di Majo e Cozzolino 

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CIVITAVECCHIA – Vertenza per lo scarico del carbone, atto primo. Ieri in tanti hanno partecipato al sit-in di protesta sotto la sede dell’Adsp organizzato dalla Filt Cgil contro la decisione di Enel di indire una gara per lo scarico del carbone. In prima linea i lavoratori di Minosse e Cpc che per dieci anni hanno svolto il servizio. Lavoratori che hanno però stigmatizzato l’assenza del presidente di Molo Vespucci Francesco Maria di Majo, fuori città per impegni precedentemente presi, e del sindaco Antonio Cozzolino. «Una gara d’appalto, in un altro sito e con regole diverse, si poteva gestire così – ha sottolineato il segretario della Filt Cgil Alessandro Borgioni – ma qui siamo in porto e la legge parla chiaro. Non capisco come siamo arrivati a questo punto e perché non ci si fermi. Anche l’Adsp ha scritto ad Enel evidenziando una serie di incongruenze rispetto alla legge 84/94».

È di martedì, infatti, la nota a firma della segretaria generale Roberta Macii rivolta ai vertici della Spa elettrica con la quale si sottolinea, ad esempio, che così come impostata l’offerta, il rischio di individuare un soggetto non in possesso degli aeguati requisiti previsti dalla legge che regola il lavoro in ambito portuale è concreto. Così come viene sottolineata la necessità, per le imprese che eventualmente dovessero andare a costituire un’Ati, di possedere già l’autorizzazione art.16 della legge 84/94. Ribadita poi l’impossibilità di procedere con il subappalto. Per il presidente della Cpc Enrico Luciani c’è una sola soluzione: quella che venga ritirato il bando. La segretaria generale Macii ha tentato una mediazione, proponendo alla Compagnia e a Minosse di povare a proporre una bozza di bando alternativo, comunque delle correzioni. Ma non c’è tempo, la gara di Enel scade l’11 luglio. E comunque «se formulare una proposta significa – ha commentato Luciani – scendere a patti con l’Enel e giocare al ribasso non ci siamo. La Spa ha rotto un patto sociale sancito dieci anni fa con la città, il Comune e il porto: vogliono toglierci la dignità e non lo permettiamo».

I camalli fanno sul serio stavolta. Se entro la prossima settimana non arriveranno risposte adeguate, sono pronti a fermare davvero lo scalo. Il prossimo appuntamento è lunedì, sotto il Comune, con un sit-in in concomitanza con il tavolo del lavoro speciale convocato dal Pincio «al quale nessuno ci ha convocato». Da mercoledì, poi, inizieranno i sette giorni di sciopero, indetti non solo dalla Filt Cgil, ma anche dall’Usb fortemente critica nei confronti di Enel. «Siamo pronti – hanno tuonato i camalli – a non far sbarcare nulla nel porto. Le navi dovranno proseguire la rotta».

Una vertenza che rischia di trasformarsi in una bomba ad orologeria. «Perchè non ci sono motivi alla base della decisione di Enel – ha aggiunto il vicepresidente di Minosse Maurizio Iacomelli – il rischio è che diventi una gara al massimo ribasso. Non dimentichiamo che Minosse è nata proprio a Molo Vespucci con Enel e Moscherini per garantire che lo scarico del carbone venisse fatto dai portuali locali. Nel frattempo, in dieci anni, su richiesta della Spa, il costo del servizio è calato del 27% mantenendo ad altissimi livelli la qualità. Questa gara, sbagliata alla radice, va ritirata: sancisce un principio che scardina l’ordinamento portuale, creando un grave precedente che mette in discussione l’intera impalcatura della legge 84/94». Intanto ieri pomeriggio gli assessori al Lavoro Claudio Di Berardino e ai Lavori Pubblici Mauro Alessandri hanno convocato in Regione la Filt Cgil Roma Nord poprio per discutere dello stato di agitazione e della gara per lo scarico del carbone. «Un confronto sulla tematica che proseguirà anche nella giornata di venerdì (oggi ndr) – ha spiegato Alessandri – quando avrò modo di relazionarmi con il presidente dell’Adsp Francesco Maria Di Majo. L’obiettivo della Regione Lazio è quello di scongiurare l’ipotesi di un fermo prolungato delle attività portuali, che avrebbe ripercussioni sul turismo e sull’economia, e contemporaneamente salvaguardare i livelli occupazionali dello scalo di Civitavecchia, il tutto nel rispetto delle norme che regolano il servizio di discarica del carbone».


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