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Quando manca l’ormone del sole

Quando manca l’ormone del sole

Accordo tra i medici sull’identificazione della carenza di vitamina D, che mette le ossa a rischio

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E’ l’ormone del sole, un amico delle ossa. E per questo suo legame con la salute scheletrica, la vitamina D è da decenni sotto la lente degli esperti che a lungo hanno dibattuto sui valori soglia che permettono di identificare situazioni di carenza, in gergo tecnico ipovitaminosi D. Una definizione apparentemente semplice, ma in realtà al centro di una dibattuta controversia scientifica. Per questo, un gruppo di specialisti provenienti da tutto il mondo ha deciso di sedersi attorno a un tavolo e di affrontare alcuni degli interrogativi che rimanevano ancora aperti. Qual è il marcatore biologico o biochimico che può meglio identificare un paziente ad alto rischio di ipovitaminosi? Quali sono i valori di cut-off che definiscono un reale deficit di vitamina D? Le risposte a queste domande sono contenute in un documento pubblicato pochi giorni fa sulla rivista ‘British Journal of Clinical Pharmacology’, sotto i riflettori a Milano in occasione del 7° Clinical Update in Endrocrinologia e Metabolismo (Cuem), ospitato dal Centro congressi del San Raffaele. Il paper è frutto del summit che lo scorso anno ha riunito gli esperti internazionali – oltre 25 – in una tre giorni scientifica dedicata all’ormone del sole. «Nonostante tutte le controversie che ruotano intorno alla vitamina D, il suo ruolo essenziale nella salute dell’osso è noto da oltre un secolo e, generalmente, quando si riscontra uno stato di ipovitaminosi D si interviene somministrando il colecalciferolo o altri precursori della vitamina D», afferma Andrea Giustina, professore ordinario di Endocrinologia al San Raffaele di Milano e presidente Gioseg (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group). «Trattandosi di un ormone, e non di una vitamina come erroneamente si crede – precisa – è fondamentale quindi accertarne il deficit, definire la gravità della carenza nel singolo individuo. Questo ci permette di intervenire in forma personalizzata».


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