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Vertenze occupazionali: sarà un settembre caldo

Diverse situazioni da risolvere, a partire da quella legata allo scarico del carbone, passando per la movimentazione dei container. Senza dimenticare Torre Sud

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CIVITAVECCHIA – Sarà un settembre caldo quello che vedrà impegnati sindacati, istituzioni e realtà imprenditoriali locali per cercare di risolvere le diverse vertenze che si sono aperte negli ultimi mesi. E protagonista, in questo senso, sarà soprattutto il porto, dove si stanno giocando partite delicate sotto il profilo dello sviluppo e, di conseguenza, dell’occupazione. A preoccupare principalmente sono le questioni legate allo scarico del carbone da un lato e alla movimentazione dei container, specie quelli dell’ortofrutta, dall’altro. Sono questi i due nodi da sciogliere che hanno fatto discutere, acceso gli animi e portato società e lavoratori in piazza, con l’apertura di tavoli istituzionali arrivati fino in Regione. La sospensione della gara per la gestione del servizio di discarica del carbone al porto – svolto fino ad oggi dalla società Minosse – fino al 30 settembre ed il congelamento dello sciopero indetto dai sindacati che avrebbe portato al fermo di tutte le attività portuali, impone alle parti di sedersi in queste settimane e trovare un’intesa auspicata all’interno del tavolo interassessorile alla Pisana. La posta in gioco è alta ed i rischi sono grandi, con possibili ripercussioni negative per lo scalo. Così come lo è per la questione legata al Cfft, che gestisce il terminal agroalimentare. In questo caso l’ordinanza dell’Adsp che imponeva, dal 15 settembre, lo scarico dei container alla sola banchina 25, quella di Rtc, è stata prorogata al 30 ottobre. Uno slittamento maldigerito dai vertici di Cfft, perché concede comunque poco tempo per cercare di trovare una sintesi insieme proprio a Rtc. Soprattutto se si pensa che aziende leader come Chiquita hanno fatto intendere di poter lasciare Civitavecchia e dirottare le proprie navi in altri porti, se non si potrà continuare a scaricare direttamente al terminal. E questo per Cfft – con un organico oggi di circa 60 persone – potrebbe significare anche licenziamenti. C’è poi da definire la situazione dei lavoratori Royal Bus e Port Mobility, affrontare il futuro dei lavoratori dell’Interporto, alla luce dell’ennesima asta deserta per l’acquisto della piattaforma logistica, oppure valutare la possibilità di coinvolgere i lavoratori ex Privilege dopo l’acquisto del cantiere e dello scafo da parte della Royalton maltese. Senza dimenticare la questione relativa all’impianto Tirreno Power di Torre Sud, inserito in un processo di riorganizzazione nazionale e, di conseguenza, tagli al personale. Sulla questione da mesi è calato un velo, nonostante gli appelli dei lavoratori che oggi tornano a chiedere attenzione da parte delle istituzioni.


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