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Mondo Convenienza, diciotto lavoratori  da lunedì senza più un lavoro

Mondo Convenienza, diciotto lavoratori  da lunedì senza più un lavoro

Fulmine a ciel sereno per i dipendenti del punto vendita di Tarquinia. E ancora non ci sono soluzioni in vista Per l’azienda non ci sarebbero possibilità di ricollocamento in regione. Ma poi spuntano 15 contratti in scadenza nel Lazio

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TARQUINIA –  Sono stati convocati giovedì 13 settembre, all’interno del negozio. A gruppetti – gli altri continuavano nelle operazioni di vendita –  hanno ascoltato quanto riferito dall’azienda. Una comunicazione choc, dopo decenni di onorata carriera: «Il punto vendita di Tarquinia chiude il 30 settembre». 
Poco più di 15 giorni per prendere coscienza di aver perso il lavoro. (agg. 28/09 ore 5.25) segue

NESSUNA POSSIBILITA’ DI RICOLLOCAMENTO NEL LAZIO

Per i 18 dipendenti di ‘’Mondo Convenienza’’, negozio di Tarquinia, un fulmine a ciel sereno. Sono infatti decisamente preoccupati perché, stando a quanto comunicato dai vertici – in maniera peraltro esclusivamente verbale (ad oggi infatti nessuna comunicazione scritta è giunta ai diretti interessati)-, nell’area del Lazio non ci sarebbero posizioni aperte; non ci sarebbero cioè opportunità di ricollocamento per nessuno dei 18 lavoratori.

Eppure, stando ai bene informati, i negozi più vicini avrebbero diversi contratti in scadenza: sette a Fiumicino, cinque a Roma Aurelia e tre a Viterbo. In tutto quindici, un buon numero a fronte dei 18 che rimarranno senza lavoro e che risiedono nel territorio:  cinque sono di Tarquinia, una di Canino e i restanti di Civitavecchia. Per lo più donne con figli; e in alcuni casi separate. Donne che, di questo lavoro, hanno estremo bisogno. Tutti sarebbero disponibili a spostarsi, ma quasi tutti impossibilitati ad andare oltre i confini del Lazio. Ma, secondo quanto comunicato dall’azienda, i posti disponibili sarebbero solo in regioni come la Toscana, il Piemonte, il Veneto, la Sardegna  e la Sicilia. 

Al momento, ha accettato questo ‘’trasferimento al buio’’ una coppia di dipendenti che, pur di garantire un sostentamento ai propri figli, ha detto sì al ricollocamento. Ad oggi, tuttavia, i due non sanno ancora dove saranno trasferiti. Non sanno, cioè, dove dovranno cercarsi una nuova casa e in quale scuola dovranno mandare i loro figli. Una situazione paradossale per i lavoratori in balìa dei giorni che passano. Tra i 18 in perdita di lavoro, c’è anche una donna separata con una figlia disabile. E neanche per lei l’azienda avrebbe riservato una soluzione percorribile.
Eppure si tratta di un’azienda che, giova ricordarlo, è considerata tra le più fiorenti del settore (quasi dopo Ikea), e che è in procinto, peraltro, di aprire un nuovo punto vendita a Pompei.(agg. 28/09 ore 6)

I MOTIVI DELLA CHIUSURA. 

Ufficialmente l’azienda ha motivato la chiusura con i costi eccessivi: le spese di gestione sarebbero però superiori ai guadagni. Ma i lavoratori non ne sarebbero troppo convinti. Il sospetto è che trattandosi di contratti ‘‘vecchi’’ (quelli in essere a Tarquinia), e quindi molto costosi, l’azienda abbia deciso per un licenziamento ‘’velato’’ per poter poi assumere ragazzi giovani con nuovi contratti. Solo ipotesi, di fronte al nulla informativo.
In mancanza di una lettera ufficiale – ad oggi ancora non pervenuta -, i dipendenti continuano a lavorare.  E con ogni probabilità si presenteranno davanti al posto di lavoro anche lunedì mattina. Cosa troveranno, però, non è dato sapere. 
Intanto i sindacati stanno cercando di fare la loro parte, con incontri serrati con l’azienda.
Al momento, di questa difficile situazione sembrano aver beneficiato solo i consumatori che, grazie alla svendita totale, hanno acquistato quasi tutta la merce presente nel punto vendita a prezzi ribassati, come pubblicizzato nei cartelli diffusi in città. I dipendenti continuano così a lavorare come se nulla fosse, prendendo anche ordini e programmando consegne per i prossimi mesi, anche se  non si sa da dove partiranno. 
Cosa diventerà, poi, l’immobile situato sulla Porto Clementino è un altro nodo da sciogliere. Al momento si sa che l’azienda è proprietaria della struttura, ma non è chiaro se sia stata venduta.
Un’operazione, insomma, avvolta dal mistero, mentre i politici del territorio chiedono a gran voce che venga fatta chiarezza e che soprattutto si garantisca la tutela dei lavoratori. (agg. 28/09 ore 6.30)
 


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